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Il varco di Argenta

 

Il piano dell'8a armata era complesso, ma ben studiato e congegnato.

Simulando preparativi in vista di uno sbarco a nord del Po, ci si sforzò di attirare l'attenzione - e quindi le riserve - di Vietinghoff in quella direzione.

Per rafforzare l'impressione, all'inizio di aprile alcuni commandos e la XXIV Guards Brigade occuparono la lingua sabbiosa che separa le Valli di Comacchio dal mare, e pochi giorni dopo uomini dello Special Boat Service si istallarono sugli isolotti di questo vasto specchio d'acqua.

L 'attacco principale sarebbe stato sferrato, al di là del Senio, dal V corpo inglese e dal corpo polacco.

Piano d'attacco alleato - Dal 1° al 22 aprile 1945

Il primo doveva sfondare in una zona alquanto lontana dal mare, in modo da cogliere i tedeschi di sorpresa; da qui una parte avrebbe piegato a destra, investendo il fianco del corridoio Bastia-Argenta (la cui denominazione corrente era " Varco di Argenta "), appena a ovest delle Valli di Comacchio, mentre un'altra parte sarebbe avanzata in direzione nord-ovest per portarsi alle spalle di Bologna e interrompere le vie di comunicazione che dalla città si diramavano verso nord.

I polacchi dovevano sviluppare il loro attacco lungo la Strada Statale n. 9, la Via Emilia, puntando più direttamente su Bologna. Sull'ala destra (del V corpo) la 56a divisione aveva il compito di prendere d'assalto il Varco di Argenta con una mossa duplice: un attacco frontale e una manovra di aggiramento con i" Fantails " attraverso le Valli di Comacchio. L'ala sinistra dell'8a armata, consistente in 2 corpi ormai ridotti all'osso, il X e il XIII, doveva premere verso nord, al di là del Monte Battaglia, finche la sua direttrice d'avanzata non fosse stata " chiusa " da quelle convergenti dei polacchi e degli americani; a questo punto il XIII corpo si sarebbe affiancato alla 6a divisione corazzata per sfruttare il successo in profondità.

Dopo che le operazioni preliminari nelle Valli di Comacchio ebbero attirato l'attenzione di Vietinghoff sul settore costiero, nel pomeriggio del 9 aprile circa 800 bombardieri pesanti e 1000, fra medi e caccia-bombardieri, scatenarono sulle posizioni tedesche un massiccio bombardamento; nello stesso tempo 1500 cannoni davano il via a una serie di cinque concentrazioni di tiro della durata di quarantadue minuti ciascuna con un intervallo di dieci minuti tra l'una e l'altra; per questa ragione esse furono denominate " bombardamenti falso allarme ". Poi, al crepuscolo, mentre le forze aeree tattiche tenevano impegnati i tedeschi, la fanteria cominciò ad avanzare. I difensori, già storditi dalla grandinata di bombe e granate, furono letteralmente atterriti dai carri armati lanciafiamme che accompagnavano la fanteria.

Entro il 12 il V corpo di Keightley aveva attraversato il Santerno, e ora procedeva a ritmo sostenuto. Sebbene i tedeschi si andassero gradualmente riprendendo dallo choc e si battessero con il consueto coraggio, il 14 il ponte di Bastia cadde in mano alleata prima che i genieri te. deschi ne avessero completato la demolizione.

(I " Fantails ", che avevano dato pessimi risultati nelle Valli di Comacchio dove i fondali erano bassi e melmosi, nella zona allagata intorno al Varco di Argenta si dimostrarono invece assai preziosi.) Nonostante questi successi, fu solo il 18 che gli inglesi riuscirono a portarsi al di là del Varco di Argenta. Sforzi più duri e prolungati dovettero compiere i polacchi per avere ragione delle formidabili truppe della I. divisione paracadutisti tedesca.

L'inizio dell'attacco della 5. armata USA, che doveva scavalcare ancora parecchie catene di montagne prima di raggiungere la pianura e piombare su Bologna, dovette essere rinviato fino al 14 aprile in quanto le condizioni atmosferiche non erano favorevoli (soprattutto per le forze aeree che avrebbero dovuto appoggiarla). Il 15 la sua avanzata fu aiutata dallo sganciamento di 2300 tonnellate di bombe, un record per la campagna d'Italia. Ma per altri due giorni i tedeschi della 4' armata resistettero con grande energia, e fu solo il 17 che, sfondato finalmente il fronte tedesco, la 10a divisione da montagna del IV corpo USA poté lanciarsi verso l'importantissima Via Emilia.

Nel giro di due giorni la situazione precipitò: il 19 il fronte tedesco stava crollando, gli americani erano arrivati ai sobborghi di Bologna e le loro avanguardie corazzate erano già in marcia verso il Po.

Quasi tutte le forze di Vietinghoff erano state impegnate in prima linea, ed egli aveva ben poche riserve per contrastare le penetrazioni alleate. Pertanto gli era ormai preclusa ogni possibilità di stabilizzare il fronte o di districare le sue forze, e l'unica speranza di salvarle risiedeva nella ritirata: una lunga ritirata. Ma Hitler aveva già respinto le proposte del generale Herr per una difesa elastica, mediante ripiegamenti tattici da ciascun fiume al successivo, un metodo che avrebbe potuto frustrare il tentativo offensivo dell'8& armata inglese. Il 14 aprile, poche ore prima che gli americani passassero all'offensiva, Vietinghoff chiese di essere autorizzato a ritirarsi sul Po prima che fosse troppo tardi. Il suo appello fu respinto, ma il 20 egli si assunse la responsabilità di ordinare personalmente la ritirata.

Ma ormai era troppo tardi. Con due ampie e rapide mosse aggiranti, le 3 divisioni corazzate alleate avevano tagliato fuori e accerchiato quasi tutte le forze nemiche.

Sebbene molti tedeschi riuscissero a mettersi in salvo attraversando a nuoto il largo fiume, chiaramente essi non erano in condizione di organizzare una nuova linea difensiva. Il 27 gli inglesi attraversarono l' Adige e scavalcarono la Linea Veneziana, che copriva Venezia e Padova.
Procedendo con ancor maggiore rapidità, gli americani avevano occupato Verona già il giorno prima. Il giorno precedente all'ingresso degli americani a Verona, e cioè il 25 aprile, ebbe luogo l'insurrezione generale delle forze partigiane, che cominciarono ad attaccare ovunque i tedeschi.

Tutti i passi alpini furono bloccati entro il 28 aprile, giorno in cui Mussolini e la sua amante, Claretta Petacci, furono presi e fucilati da una banda di partigiani nei pressi del lago di Como. Le truppe tedesche si stavano ormai arrendendo in massa, e dopo il 25 aprile l'inseguimento alleato incontro ovunque una resistenza pressoché nulla. Il 29 i neozelandesi raggiunsero Venezia, e il 2 maggio Trieste, dove il principale motivo di preoccupazione si rivelò la presenza non dei tedeschi, bensì degli jugoslavi.

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E' interessante osservare anche questa presentazione (powerpoint) elaborata nel 2006 da Emaneule Mastrangelo per Storia in Rete. Le immagini mostrano le posizioni italo tedesce in Italia del nord nel mese di aprile 1945.

 

 


Fonti: Da B.H. Lidell Hart
Storia militare della Seconda guerra mondiale - Volume secondo
Cap. XXXVII - "Il crollo delle forze tedesche in Italia"
Pag. 939-941
Edizione "il Giornale" - Biblioteca storica 12
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