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Il destino, il male e la libertà
 di Pietro Bondanini 

Teodicea: che mai sarà? Non spaventatevi: è un termine usa e getta che serve a spiegare cos’è la libertà!

Come Aristotele mi è servito per introdurre i concetti di potenza e di entelechia, così ora debbo servirmi di Shelling e Leibnitz per chiarirmi quelli di natura, di provvidenza, nonché (per cortesia non abbandonate la lettura in questo difficile punto cruciale) di teodicea, il tutto per avere chiaro il concetto di libertà.
I termini riportati sotto, nonché quelli delle pagine collegate sono tratti dal "Dizionario di Filosofia di Nicola Abbagnano" - Terza edizione aggiornata e ampliata da Giovanni Fornero - UTET Set. 2001 (http://www.utet.it).

Secondo Friedrick Wilhelm Joseph Schelling (1775-1854), i periodi della storia rappresentano l’azione necessitante che l'ordine del mondo esercita su ogni singolo essere del mondo stesso.
Ciò implica:

  1. la necessità quasi sempre sconosciuta, perciò cieca, che domina un singolo essere del mondo in quanto parte dell'ordine totale;
  2. l'adattamento perfetto di ogni singolo essere al suo posto, alla sua parte alla sua funzione nel mondo; giacché come ingranaggio dell'ordine totale ogni essere è fatto per ciò che fa.

Per il medesimo filosofo la natura è la manifestazione dell'assoluto ed è parte o elemento della vita divina e la provvidenza è il governo divino del mondo. Fa parte integrante del concetto di Dio come creatore dell'ordine del mondo o come quest'ordine stesso.

Secondo Gottfried Wilhelm Leibniz (1646-1716), il concetto di male e della libertà si definisce con il termine di teodicea, creato come titolo di una sua opera (Saggio di Teodicea sulla bontà di Dio, la libertà dell'uomo e l'origine del male, 1710) per indicare la dimostrazione della giustizia divina mediante la soluzione dei due problemi fondamentali: quello del male e quello della libertà umana.

Sul primo problema, la teodicea di Leibniz risponde più specialmente alle considerazioni svolte da Pierre Bayle nel suo Dizionario storico critico (1697): considerazioni che in realtà poi non facevano che amplificare quanto avevano già detto gli Epicurei in polemica con gli Stoici.

Infatti, questi affermavano (*) che Dio:

Vuol togliere i mali e non può --> se vuole e non può, è impotente: il che non può essere in Dio.
Può e non vuole -----------------> se può e non vuole è invidioso, il che del pari è contrario a Dio.
Non vuole né può ----------------> se non vuole ne può è invidioso e impotente perciò non è Dio.
Vuole e può ----------------------> se vuole e può, il che solo conviene a Dio, da che cosa deriva l'esistenza dei mali e perché non li toglie?
(*) da Epicurea (Frammento 374) di Hermann Usener (1834-1904)

Leibniz risponde con la soluzione tradizionale: il male non è una realtà e pertanto la sua responsabilità non risale a Dio.

Circa il problema della libertà Leibniz discute soprattutto le varie forme che il determinismo teologico aveva assunto nella letteratura protestante contemporanea, per rivendicare all'uomo la libertà nel senso tradizionale di autodeterminazione.

Dio inclina senza necessitare e la libertà dell'uomo non consiste nell'indeterminazione assoluta, cioè nell'arbitrio di indifferenza, ma nell'assenza di necessità e di costrizione. Da Leibniz in poi la Teodicea è considerata come una parte fondamentale della teologia razionale.


Tutto quanto precede vuol dire che l’uomo, nel porre in essere le proprie azioni, è libero di scegliere tra il male ed il bene; ma questo non è sufficiente a spiegare in modo incontrovertibile se è vero, come dice Schelling, che ogni singolo essere ha il suo posto, la sua parte e la sua funzione nel mondo; giacché, come ingranaggio dell'ordine totale, è fatto per ciò che fa.

In poche parole, seguendo questa scuola di pensiero la vita umana sarebbe segnata solo dalla predestinazione ed il futuro sarebbe già determinato!

Non sono convinto che sia così e al riguardo propongo di condurre l’esame di questa problematica come metodologia di studio degli eventi e cioè nel selezionare quali accadimenti si succedono con un nesso causale o casuale e quali invece non hanno questa caratteristica e determinano una discontinuità.
Chiarisco con una domanda: Galileo Galilei, con la sua opera, ha creato un fattore di discontinuità? Tutto ciò che è successo dopo avrebbe potuto essere previsto? La stessa domanda la possiamo fare per Albert Eintein e per Carlo Marx? Questi tre esempi sono chiaramente epigoni di un fattore di discontinuità!

Credo che, a questa domanda, si possa dare già una parziale risposta.

Se la storia riguarda l’umanità, la storia riguarda anche, in modo attivo e/o passivo, ogni singola persona umana.
Ho scritto in precedenza che, nel proprio presente, ogni singolo uomo si trova alle spalle il tracciato di vita passato e agisce proseguendo secondo il suo personale progetto di vita.
Nel presente può succedere di tutto, ad esempio:

  1. Ricevere una telefonata nell’assistere alla partita di calcio trasmessa alla televisione (potrebbe essere il messaggio per intervenire come detto al numero 5).
  2. Essere deferiti al tribunale dell’inquisizione e condannati alla messa all’indice di tutte le proprie opere.
  3. Avere un’illuminazione, mentre si fa il bagno e scrivere un Manifesto politico.
  4. Esperimentare una nuova reazione chimica per migliorare un prodotto e, invece, farne un altro inutile ma il cui uso sarà scoperto solo nel futuro.
  5. Ricevere l'ordine di commettere un delitto per cedere ad un ricatto (non io e spero nessuno di voi).
  6. Dulcis in fundo: inventare la biro, il tappo corona, la colla del “Tipp-Ex” …. tutte invenzioni più simili alla vincita al lotto (ma non tutti fanno soldi) che al frutto di meditati e continui studi e ricerche.

Ecco l’attimo fuggente, quell’attimo che può essere fatale nel segnare il destino nel proprio progetto! La fusione progetto/percorso sprigiona quell’energia sufficiente a portare il passo all’attimo successivo e provocare la fusione successiva.

Questo fenomeno riguarda tutti noi come singoli, ma riguarda anche la nostra famiglia ed il nostro gruppo di appartenenza sino ad abbracciare tutte le comunità umane: ognuna delle quali ha un proprio progetto ed un proprio percorso che, punto per punto, si fondono.

Quindi, la storia è ripercorrere nel passato il punto di fusione di tutti questi percorsi.

“ Melting point”, suona bene e tutto ciò assomiglia molto a quanto i fisici ricercano tra le biforcazioni che segnano le discontinuità.


Roma, 23 dicembre 2003

Revisione del 5 luglio 2006

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In questa sottosezione:
   
L'attimo fatale
Il progetto di vita
Il percorso di vita
La scheggia
Il destino, il male e la libertà
Parmenide ed Eraclito: un dilemma
Scelta giusta 1
Scelya giusta 2
   
rivelazione
teodicea
epicurea


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