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Viva Belzoppi!
di Emilia Belzoppi
   
Continua il racconto della mamma. Parla anche delle sorelle del padre: Marianna e Giulia, andate spose rispettivamente ad Ambrogio Stagni e a Giambattista Madruzza. Emilia parla di sè, della sua ... indole e dei contrasti con il padre. Leggi anche ...

 

Per quel dì e per vari altri, non se ne parlò più: ma noi cercavamo trovarci sole colla mamma per apprendere il fine di una storia che ci interessava tanto. Finalmente capitò il destro e la mamma proseguì.

“Passarono sei mesi senza che noi si cessasse di fare ogni possibile per liberarlo e finalmente il Governo Pontificio, spinto anche dalla Repubblica che reclamava il suo cittadino, si persuase di lasciarlo in libertà non trovando reato alcuno per poterlo condannare. Prima di partire dalle carceri di Forlì, dispensò a tutti i carcerati i denari del vitto che gli erano dovuti, perché esso si era sempre mantenuto del suo; e più d’uno pianse nel vederlo partire perché esso, che negli ultimi mesi era libero per il recinto, consolava l’uno, ammoniva l’altro ed era amato e rispettato da tutti.

All’arrivo della lieta novella, la gioia ci inondò di cuore; piangemmo di consolazione col cuore altamente commosso, ci preparammo per andare ad incontrarlo. Frattanto tutto il paese preparava a festeggiare il ritorno dell’amato e popolare cittadino.

Si prese un legno ed io, voi tre piccine, l’amico Bergonzi e Stagni, andammo ad attenderlo sin oltre il Castello di Serravalle, seguiti da una infinita moltitudine di amici e di popolo cui tardava il rivederlo. Babbo e mamma erano rimasti a casa, perché la commozione non permetteva loro di muoversi.

Finalmente apparve e fu un grido unanime: “Viva Belzoppi, Viva il nostro concittadino ... ci è ridonato ... sempre con noi ... !“ Poi certi, più affettuosi, levarono voi dalla carrozza e, sollevandovi sulle braccia, al disopra della folla, gridavano:

“Eccole eccole Belzoppi le vostre figlie, le vostre creature!! “.

Intanto le due carrozze avanzavano lentamente l’una verso l’altra e vi fu chi voleva staccare i cavalli e tirarla a braccio.

Lo stato mio non saprei dirvelo.

Finalmente ci abbracciammo: poté salire con noi; Stagni e Bergonzi erano nell’altra carrozza e, sempre accompagnati, si giunse a casa.

Oh i poveri vecchi, chi li ha mai visti così! Che scena commovente! Alla sera fu una festa generale: tutti volevano, vederlo, parlargli.

In casa si fece un rinfresco a tutti quei signori e popolani che vennero a trovarlo, mentre sotto il portico, il fattore e vari nostri coloni, dispensavano vino e ciambelle a tutti quelli che si affollavano alla nostra casa e battevano le mani.”

Eccovi, mie care, la spiegazione delle reminiscenze confuse di vostra mente, delle quali più volte mi chiedeste spiegazione.

Poi narrò come, dopo due mesi, il nonno fu preso da apoplessia per la quale non gli fu più possibile parlare. Visse così diciotto giorni, mi pare; poi, di nuovo, l’attacco si replicò e morì. Da molto tempo teneva in magazzino la cassa e vi si era provato; così l’uomo giusto considera la morte, come la fine di un viaggio e a tempo si prepara l’ultima casa. La sua morte fu causata dalle sofferenze e forse più dalla gioia del ritorno del figlio. Tutti i medici dissero così.

La povera nonna ne fu desolatissima: quante volte mi raccontava da qual dolore fosse assalita dalla morte dell’amatissimo compagno! Ella mi diceva che tentarono di impedire che ella rivedesse il cadavere prima di metterlo nella cassa; ma ella si sentiva assalita da una forza tale che oppose resistenza a due uomini contadini che le sbarravano l’uscio e colla potenza dello sguardo in aiuto alla forza del comando, riuscì a penetrare nella stanza.

Senza gettare una lacrima, rimase immobile e muta a contemplare per l’ultima volta colui che Iddio le aveva dato a compagno e deposto un bacio su quella gelida fronte, uscì senza vacillare, lasciando quei due uomini pieni di stupore e ammirati al cospetto di tanta fortezza d’animo!
Tutto ciò io non lo ricordo, se non per averlo udito dire.

Non ho ancora detto che delle due sorelle di babbo, la maggiore si chiamava Marianna ed era alta, bella, colorita ed aveva sposato Ambrogio Stagni, uomo rispettabilissimo e di specchiati costumi; l’altra, Giulia era bruna, storpia e, all’infuori di due bellissimi occhi, si può dire che la natura le fu matrigna.

S’invaghì perdutamente di un bel giovane rifugiato in S. Marino che si nomava Giambattista Madruzza che aveva appreso i primi rudimenti in Venezia sua patria e che accompagnava il medico allo Spillbergh ed aveva conoscenza dei poveri patrioti serrati colà, Pellico, Maroncelli, Carboni e tanti altri. Si opposero i genitori, ma invano: era un carattere ferreo ... e accondiscesero agli sponsali. Dopo di che la zia, con l’approvazione dei genitori, mantenne il marito a Bologna, ove poté, con onore, terminare gli studi e riportò onorifica laurea e libera pratica.
Lo fecero medico condotto in Repubblica. Ebbero una bambina che, divezzata, la volle la nonna e la tenne sempre presso di sé. Dopo qualche anno ebbe altre condotte e l’ultima in Fano come medico primario, ove visse e morì. Ebbero molti figli, vivi cinque maschi e un’altra femmina.

Marietta, la maggiore che teneva la nonna noi l’amavamo come una sorellina maggiore; la trovavamo al nostro nascere e non vi facevamo eccezione da noi, se non che ella era superiore in età, più posata e non prendeva parte ai nostri chiassi.

Dirò qui, giacché prima non lo dissi, io ero di pessima indole: ogni piccolo motivo bastava a suscitare un incendio in me. Sentivo affluirmi il sangue al capo ed andavo in furore.

Non soffrivo soverchierie, non tolleravo mi si dicesse vile, senza neppure conoscere il vero valore della parola, ma ciò avvenne quando era più grandicella, che da piccina davo in collere che mi facevano inveire contro me stessa: mi gettavo in terra, battevo il capo contro la terra e diceva di voler morire. Talvolta mi veniva in capo di non volere andare a scuola ed erano costretti a trascinarmi in due a viva forza: quando s’incontrava il babbo mi batteva acerbamente anche colla canna d’India.

 
Presentazione
13 luglio 1892
I Cappuccini
Grandicelle
Viva Belzoppi
Il buon santolo
Altri dolori
Papà Reggente
Vicende politiche
Garibaldi rifugiato
Gli esuli
I giovani dalmati
Omicidi
Onoranze
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Frammenti
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Revisione del 27 gennaio 2004