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Cosa e come
di Pietro Bondanini

Spesso attribuiamo il male ai fatti e non alle
persone che agiscono.

Ogni azione umana è contraddistinta da un cosa e da un come. Fini e mezzi, nel significato che Machiavelli ha voluto dare a questi termini, sono entità troppo vaghe per definire le componenti dell'azione: perché il fine è riferito al progetto perseguito, mentre il mezzo è l'insieme delle singole azioni poste in essere per conseguirlo. Questa distinzione è essenziale per analizzare il comportamento della persona, in quanto, per ottenere un fine buono, il senso morale comune non consente la messa in opera di una serie di azioni cattive.

Un altro aspetto da chiarire è quello del rapporto tra bene, male e azione. Il cosa ed il fine non sono nè bene nè male, perchè nel contesto di un risultato c'è sempre un po' di bene per il bene ed un po' di male per il male o viceversa: quindi il bene ed il male non sono insiti in loro stessi, ma originano dall'insieme delle azioni coordinate per ottenere il fine. Le azioni non si compiono da sole, ma con la volontà e l'intervento della persona che, essendo cosciente, fa bene oppure fa male; ma il giudizio bene o male va compiuto sul risultato finale e non su ogni singola azione compiuta per ottenere il fine.

Un terzo aspetto riguarda la categoria, il movente, la qualità e l'entità del bene o del male.

La categoria può individuarsi per o contro chi vengono compiute le azioni:

  • per sé stesso;
  • per le persone della cerchia familiare e dei conoscenti;
  • per le persone della comunità propria o di altre non legate da un reciproco vincolo di conoscenza.

Il movente riguarda la finalità dell'azione nel contesto di quelle che si pongono in essere per svolgere un progetto.

La distinzione tra male e bene inizia dall'intenzione di agire e coinvolge allo stesso tempo le tre categorie anzidette interessando la psicologia, l'economia e la sociologia in pari tempo.

Il movente di Robin Hood (Il nobile Robin, dopo aver combattuto con Riccardo Cuor di Leone, diventa un fuorilegge, per difendere il proprio paese dalle prepotenze dello sceriffo di Nottingham), di Ghino di Tacco (Quiv’era l’Aretin che da le braccia fiere di Ghin di Tacco ebbe la morte - Purgatorio VI, vv. 13-14) o del Passator cortese (Portavoce degli scontenti, riuscì per anni a tenere in scacco i governanti pontifici nei territori delle Legazioni), non era economico, ma politico; lo stesso può dirsi di Garibaldi (Ritentò l’impresa dei Mille per la conquista di Roma, ma sull’Aspromonte fu bloccato dall’esercito regio e arrestato. Liberato in seguito ad una amnistia, trascorse alcuni anni a Caprera ...) e di tutte le brigate rosse o nere perdenti o vincenti che siano.

La storia propone l'attenzione sugli atti militari e politici, sottacendo quelli che hanno coinvolto direttamente le persone, molte delle quali hanno subito più danno che beneficio.

La terribilità delle guerre e delle rivoluzioni, le carestie che ne derivano per le popolazioni sono spesso frutto della passionalità insita nell'agire, piuttosto che il prodotto della razionalità nel considerare tutti i fattori che concorrono a determinarle. Le tattiche prodottte su strategie sbagliate portano all'annientamento.

°°°

Qui si contrappone in senso drammatico, la forza e la debolezza della persona singola che progetta il proprio percorso di vita col credere e sperare di raggiungere liberamente la meta designata.

°°°

Per i cristiani cattolici, le virtù teologali sono tre: fede, speranza e carità (Per la teologia cristiana le virtù teologali sono quelle virtù che riguardano Dio , rendono l'uomo capace di vivere in relazione con la Trinità e fondano ed animano l'agire morale cristiano, vivificando le virtù cardinali.*). La carità diventa amore, la chiave di volta della fede e la molla della speranza.

Se l'amore comprende il prossimo è bene, se comprende solo sé stesso è male.

Credo che nessuna parte religiosa o ideologica possa contestare queste osservazioni che sono paradigmatiche per il proprio entourage e dovrebbero essere condivise dall'umanità.

La tendenza di trasformare ogni forma associativa in corporazione è l'ostacolo principale al formare una coscienza caritatevole a livello mondiale.

Non altro significato dà la religione cristiana alla carità e cioè quello di dare tutto sé stessi al prossimo chiunque esso sia e non solo per questa o quella parte.

°°°

Il percorso di vita è caratterizzato dalla passione dominata dal contrasto tra virtù(cardinali, per i cristiani) e vizi che accompagnano la nostra esistenza: le virtù sono la giustizia, la fortezza, la prudenza e la temperanza; i vizi che inducono al peccato sono l' accidia, l'ira, la superbia, la gola, l'avarizia, l'invidia e la lussuria.

Credo che questo schema possa essere condiviso universalmente in quanto tutte le azioni umane sono più o meno improntate ad un insieme di queste passioni.

E' emblematico il discorso che Ulisse, appena superate le colonne d'Ercole, fa al suo equipaggio per convincerlo a continuare nell'impresa:

  'O frati', dissi 'che per cento milia
perigli siete giunti all'occidente,
a questa tanto picciola vigilia

di nostri sensi ch'è del rimanente,
non vogliate negar l'esperienza,
di retro al sol, del mondo sanza gente.

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza'.
(Inferno , canto XXVI, vv.112-120)

 

Porto ad esempio tre figure umane: un giudice, un militare ed un imprenditore.

Viene spontaneo pensare che il giudice debba essere giusto, il militare forte e l'imprenditore prudente: in realtà giudice, militare e imprenditore debbono praticare, tutti, le tre virtù.

Il giudice debole e imprudente pratica male la giustizia; un militare ingiusto e imprudente combatte male in guerra; un imprenditore ingiusto e debole non ha certo le caratteristiche per tirare su un'impresa.

In realtà, posto così il problema, non arrivo a chiarire nulla perchè il ragionamento è condotto in termini assoluti e non relativi alla personalità del soggetto e soprattutto alle circostanze in cui il soggetto stesso opera.

E' l'intreccio tra virtù e vizi che caratterizza l'operato di chi segue il proprio percorso di vita! Sono gli eventi che inducono ad operare le scelte: eventi che mettono alla prova il senso di giustizia, di fortezza e di prudenza; eventi che fanno scivolare nel commettere un fallo d'ira, d'invidia o di superbia; oppure, al peggio, ad occupare la gabbia dell'accidia, dell'avarizia, della gola e della lussuria.

Anche qui, tuttavia, occorre prestare attenzione a non generalizzare perchè in tutte le forme di comportamento esiste una misura a cui conformare le nostre azioni e giudicarci per gli errori commessi: l'etica, quell'insieme di regole espressamente condivise che comportano l'impegno delle persone per vivere ed essere accettati in società.

 

 

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* Da Wikipedia

 

Roma, 25 ottobre 2004
Revisione del 19 ottobre 2008

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