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Pianti e coccole
di Pietro Bondanini

I bambini adorano parlare a se stessi, anche quando non sono ancora capaci di comprendere il significato delle parole che dicono. (D.C.Dennet)

I nativi di Roma, trascurando qualche regola di grammatica e di sintassi hanno la convinzione che "nessuno nasce imparato". Non c'è che dire, i romani sostengono la filosofia di Aristotele (tabula rasa) e le idee di Platone risultano loro un po' ostiche: l'uomo che vede scorrere ombre nel fondo della caverna non convince e la cosa risulta troppo raffinata per chi ascolta solo chi "parla come magna".

E qui mi trovo ancora in un dilemma: ha ragione Aristotele o Platone?

Ancora una volta mi vien da rispondere, entrambi: il primo perchè appena tagliato il cordone ombelicale, l'autonomia delle funzioni della respirazione (vagito) e dell'alimentazione (suzione) viene raggiunta senza alcun intervento volontario; il secondo perchè chiunque, padre o madre che sia, vede nel proprio figlio appena nato una persona autonoma che sa come conquistarsi l'affetto del prossimo per sopravvivere: prima col pianto e pochi mesi dopo con un meraviglioso sorriso!

I genitori, come primi educatori, insegnano al neonato ad esprimersi attraverso il controllo del pianto sulla traccia di un semplicissimo schema fondato esclusivamente sul soddisfacimento dei bisogni più elementari:

Bimbo piange
fastidio
rimedio
effetto
fame, arietta, irritazione ecc.
provvedimento del caso
non piange più
nessuno, in apparenza
coccole
dorme
qualche anomalia
intervento dello specialista
applicazione della cura

Dopo pochi giorni di sfida col proprio pianto, estesa al limite della sopportazione della mamma per ottenere le coccole e di quant'altro ha bisogno, il neonato sorride, prima inconsciamente, poi consciamente - perchè è meno faticoso sorridere che piangere - sino a quando - bimbo e poi giovane - il pianto cessa: con parole proprie, esprime tutti i suoi bisogni.

Raggiunta l'autosufficienza in tempi relativamente brevi, i genitori potrebbero abbandonarlo a sè stesso appena richieda di intraprendere un percorso di vita in base ad un suo progetto.

Tuttavia, perchè ciò avvenga occorre che il progetto sia attuabile ed occorre anche che, prima di tutto, il giovane sia accompagnato da tutori che interagiscano con lui, che lo sollecitino nello scoprire le attitudini e che lo preparino ad esercitare l'autocontrollo delle azioni, insomma, che lo sostengano in un progetto di vita coerente con le sue capacità.

Per primi sono i genitori che devono assolvere a questo compito educativo, perchè sono gli unici che possono esprimere istintivamente il proprio amore vedendo nei figli l'estensione di loro stessi.

Per la specie umana occorrono circa vent'anni per giungere all'età adulta. Questi venti anni sono percorsi dall'interazione tra l'individuo inteso come persona singola che possiede in sé la capacità di assimilare osservazioni e trasformarle in linguaggio e le persone che gli stanno accanto che costituiscono il punto di riferimento perchè elabori un pensiero e dia corso all'azione. Il periodo è tanto più lungo quanto è complesso il bagaglio formativo richiesto per la funzione che vorrà esplicare nella società, e d'altra parte è tanto più corto quanto lo sono l'intelligenza, il complesso di attitudini individuali ed il livello di aspirazioni correlate alle capacità innate.

Per capire il meccanismo formativo cito qualche frase dal capitolo "Dove nascono i pensieri" che Daniel C. Dennet scrive nel suo libro "Dove nascono le idee", dal quale si desume quanto sia importante che il processo inizi sin dalla prima infanzia e duri sino a quando le "etichette verbali diventino elaborate fino ad arrivare alla semplice rappresentazione mentale, capace di richiamare tutte le associazioni appropriate." ... ed io aggiungo "perchè l'essere in formazione possa realizzare il proprio progetto di vita":

... Ora, è mia opinione - e non solo mia - che il pensiero nasca con il linguaggio. Le parole ci rendono intelligenti perché semplificano il nostro orientarci nel mondo, creando punti di riferimento. Muoversi nel mondo astratto delle idee sarebbe impossibile, se non avessimo quei punti di riferimento memorizzabili e condivisibili che sono le parole.

Nessun momento nella vita di un individuo è più significativo di quello in cui impara a parlare, avendo cura di sottolineare l'inadeguatezza del verbo "imparare", giacché è provato che l'essere umano è geneticamente predisposto al linguaggio. Secondo un'esagerazione cara al linguista Noam Chomsky, i bambini non hanno bisogno di imparare la propria lingua, perché hanno delle disposizioni di apprendimento innato che si adattano al contesto in cui vivono, esattamente come gli uccelli non si devono preoccupare delle loro penne per volare.

Ogni bambino impara in media dodici parole al giorno, per anni, almeno fino all'adolescenza. La fase iniziale di questo apprendimento è segnata dalle vocalizzazioni informi che il bambino emette nei primi due anni di vita e che costituiscono una sorta di cronaca privata del mondo.

I bambini adorano parlare a se stessi, anche quando non sono ancora capaci di comprendere il significato delle parole che dicono. Inizialmente sono i suoni a essere rievocativi, non le parole. L'abitudine a ripetere parole, pur non conoscendone il significato, crea legami di riconoscimento e di associazione tra le facoltà uditive e le correlate proprietà sensoriali. In altre parole, il bambino sta disponendo delle etichette verbali sul mondo circostante ....

Dopo questa non breve citazione del Prof. Dennet, filosofo, esperto in IA (intelligenza artificiale), Direttore del Centro per gli studi Cognitivi della Tufts University ed ha insegnato nelle principali università del mondo, osservo che è vero che un adolescente è in grado di sopravvivere con i suoi propri mezzi nella società; è altrettanto vero che il distacco dalla famiglia debba avvenire non prima che il processo formativo sia compiuto in modo che sia capace di mantenere il percorso lungo il proprio progetto. Questo tempo deve essere tanto più lungo quanto sono numerose e complesse queste "etichette verbali", semplici nel loro significato ma complesse nel loro insieme per elaborare quei pensieri che gli saranno indispensabili nella vita adulta.

Questo, del distacco, è il punto chiave di tutto il discorso: aristotelicamente sono partito dalla "tabula rasa": i genitori provvedono ad imbandirla di tutto ciò che occorre e ... meno tre, meno due, meno uno .... boom: ecco spuntare l'adulto efficiente, sapiente, ricco sia fuori sia dentro!

Al mondo succede di tutto, anche il miracolo della nascita di Leonardo da Vinci che, peraltro, non dovette avere un'infanzia molto felice, ma se consideriamo l'educazione come "apparecchiatura della tavola" pardon, come "scrittura su un foglio bianco", ahimé, non si prende in considerazione il fatto che il carattere di una persona - e lo è sin dal momento del suo concepimento - è come l'impronta digitale: non ce n'è altra uguale tra cinque miliardi di abitanti l'orbe terracqueo.

Cos'altro di più può valere un essere concepito? Cos'altro è più importante dell'accompagnare questo essere verso un proprio percorso coerente con le sue proprie attitudini tutelandolo dalle insidie sino a quando non sappia provvedervi da solo?

Sembra un po' retorico quanto affermo, ma non vedo altro modo di esprimermi: l'enunciazione di precetti esclusivi equivarrebbe a ridurre il processo di apprendimento a schemi rigidi laddove, invece occorrono due sole cose: l'amore costante dei genitori e l'efficienza delle strutture d'insegnamento proiettate ad offrire persone idonee a capire le multiformi esigenze dell'agire umano e dotate di principi idonei a formare la coscienza dei giovani.

Formare i genitori non serve; schematizzare l' educazione non serve! Se si vuole formare una persona libera, è chi la forma che per primo deve essere libero, ma capace di trasmettere conoscenze mediando tra le proprie, quelle del formando e quelle acquisite sul campo nel ramo d'interesse di ciascuno: formatore e formando.

Per questo motivo l' etica impone tre precetti che ogni ordine politico, sociale ed economico dovrebbe assumere come base di ogni rispettiva competenza:

  1. politico: i valori connessi alla vita, all'identità della persona e al matrimonio come base costitutiva della famiglia non sono negoziabili e devono trovare spazio adeguato nella costituzione dello stato; devono essere emanate norme comuni di educazione civica in modo che ogni cittadino le conosca e le faccia sue come l' inno nazionale;
  2. sociale: le strutture sociali sono svincolate da ogni tipo di ideologia e devono organizzarsi in modo che non esistano altri vincoli se non quelli che costituiscono la materia da insegnare;
  3. economico: devono valere i principi di sussidiarietà. Le scuole sono pubbliche e devono sottostare all'ordinamento scolastico nazionale; la proprietà delle strutture è privata, preferibilmente costituita nella forma di fondazione, per tutelarla da rischio personale o d'impresa.

Quanto dura il processo formativo? In quest'epoca di cambiamenti il processo formativo dura quanto la vita perchè un ruolo può essere scelto per la vita, ma per svolgerlo e per non essere sopraffatti dall'obsolescenza, occorre un aggiornamento continuo.

Nell'adolescenza il percorso deve essere accompagnato da tutori; in età adulta ognuno divenga tutore di se stesso. La provvidenza e l'assistenza pubblica deve sfiorare questa materia solo nel rispetto dei principi di sussidiarietà.

Roma, 27 ottobre 2004
Revisione del 9 luglio 2006

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