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Parla il Dottore in filosofia islamica
di Pietro Bondanini     

Da una tavola rotonda interreligiosa ho tratto la conferma su ciò che è stata sempre una mia convinzione: la religione non è l’oppio dei popoli. La religione deve essere inserita nella costituzione di tutti gli Stati – Nazione.

Il Dottore in filosofia islamica parlò per ultimo e concluse il primo giro degli interventi.

Ho raccolto le mie impressioni sul suo dire con grande difficoltà perché le differenze culturali tra il nostro mondo e quello islamico segnato da contrasti secolari sfociati in continue lotte di conquista e di riconquista territoriale, fa sì che per realizzare la piena comprensione, occorre assimilare il significato che l’interlocutore intende dare ad ogni parola che pronuncia.

Da ciò si comprende realmente che è necessario seguire il consiglio del Rabbino nel mostrare se stessi come si è, inducendo l’interlocutore a comportarsi allo stesso modo: il Dottore mostrò se stesso ed io, ascoltatore, mi sono premurato di capire e di documentarmi prima di esprimermi. Ecco qui a fianco, il significato dei termini usati nel suo discorso.

Il Dottore iniziò col mettere in chiara luce i pregiudizi diffusi in occidente che compromettono i rapporti con l’Islam: qui sono ragruppati in due insiemi: l'uno storico e l'altro religioso .

  1. La storia. L’Islam che, dal primo secolo di vita, si è espanso dalla Mecca verso occidente sino all’Oceano Atlantico e, ad oriente, sino all’India ed ai confini della Cina, va considerato soprattutto sotto il profilo della diffusione di una religione lungo le vie carovaniere percorse dai beduini e marittime arrivando a toccare tutti i porti del Mediterraneo.
    L’impero persiano per primo e, subito dopo, ciò che restava dell’impero romano decaduto e scisso tra quello di oriente a Bisanzio e quello di occidente a Ravenna, erano allo stremo della loro decadenza rispettivamente consumati dalle invasioni barbariche e da continue e dilanianti dispute religiose, senza parlare poi della situazione nel nord Africa dominato dall’Egitto ed in preda a dispute che gli imperi non riuscivano a sedare.
    Solo nei secoli successivi vi fu un più evidente contrasto da parte dell’Europa occidentale, con alterne vicende militari, la prima a Poitiers, nel mese di ottobre del 732, dove Carlo Martello attacca le truppe del generale ‘Abd ar-Rahman che viene sconfitto e ucciso, poi con le crociate intervallate dall’invasione dei mongoli ed infine con la fondazione dell’impero ottomano che ha avuto il suo massimo splendore con Solimano il magnifico (1520-1566).
    L’espansione, dopo cruente lotte, si attenuò sino a fermarsi ad iniziare dal 1697 nella grande battaglia di Zenta vinta dal Principe Eugenio di Savoia, feld maresciallo dell’Impero Austro-Ungarico e a concludersi nel 1717 quando le truppe dello stesso Principe occuparono Belgrado e sconfissero i turchi che perdettero il controllo dell’intera Ungheria.
    Da quel momento iniziò la disgregazione dell’impero ottomano che si completò nel 1922 con la nascita della Turchia come nazione moderna di tipo occidentale, ad opera di Kamal Ataturk che, in quell’anno, proclamò l’abolizione del Sultanato.
  2. Il Corano è la rivelazione della parola di Dio, al quale il legislatore deve ispirarsi. La legge non è scritta nel Corano, ma è la Shari’a che è compilata da esperti secondo metodi e scuole religiose. Il Califfo, che corrisponde al Capo dello stato, è il garante della Shari’a ed ha quindi poteri limitati perché non può derogare dalla legge formulata dalle scuole.
    I movimenti fondamentalisti islamici così temuti in occidente, ma anche in tutti paesi islamici dove la vita si svolge pacificamente, non trovano spazio nel Corano.
    Questi movimenti sono guidati da maestri che, nell’intento di ritornare alla purezza originaria dell’islamismo, formulano una falsa interpretazione del Corano dal quale pensano di trarre la giustificazione per costruire una Shari’a tutta loro che nega all’uomo ogni pur piccolo diritto alla libertà.
    Tali movimenti che si ritengono oggi tutti collegati ad Al Qaida sostengono il terrorismo combattendo ovunque nel mondo come se tutti i non musulmani fossero peccatori.
    Pertanto, la loro Jihad sembra compiersi non solo per difendersi quando vengono attaccati, ma per eliminare gli “infedeli” ovunque essi siano ed installarsi al loro posto: nell’ordine, gli ebrei, i cristiani, gli induisti, i buddisti, gli animalisti e, per ultimo, gli stessi musulmani non rispettosi della “loro Shari’a”.
    La questione palestinese è tutt’altra cosa. E’ la tragedia di due popoli che devono spartirsi un territorio comune.
    Il fondamentalismo islamico, qui, trova quel tanto spazio che basta per fomentare il terrorismo solo nei confronti degli ebrei d’Israele.
  3. Per il Corano, la base della società civile è la famiglia.
    L’uomo ha l’obbligo morale di sposarsi. La poligamia è ammissibile solo nel caso di società tribali dove vi sia un eccesso di donne sugli uomini e si manifesti la necessità di ripopolamento a seguito di eventi bellici, oppure nel caso di conquiste territoriali.
    Una nazione moderna non può consentirlo e deve prevedere il solo matrimonio civile separato da quello religioso come in atto già in tutti i paesi occidentali. Uno sguardo alla fonte del diritto naturale, che oltre nel Corano trova un fortissimo radicamento nella Bibbia, dovrebbe indurre il legislatore a non percorrere vie diverse da quelle di regolamentare i rapporti umani in modo da non allontanarli dal concetto di famiglia tradizionale che costituisce la base di ogni società civile.
    Anche le parole del Papa, al riguardo, sono un monito da ascoltare. Libertà sì; libertarismo no, perché è contro natura!

 

Questi i principali pregiudizi che ostacolano la comprensione degli occidentali nei confronti dell’Islam. I pregiudizi correnti dei musulmani nei confronti degli occidentali sono invece legati a tre aspetti fondamentali:

  • la politica coloniale iniziata dagli inglesi in India, gestita dalla famosa Compagnia delle Indie, proseguita da tutti i paesi europei che chi più e chi meno ha investito per costituire nelle colonie le strutture base per il loro sviluppo in senso occidentale;
  • l’intervento degli USA negli stati arabi che sembrano esclusivamente tesi a soddisfare la loro politica commerciale e petrolifera, in particolare;
  • la licenziosità del comportamento della popolazione dei paesi occidentali che traspare evidente dai giornali, dalla televisione e genericamente da tutti i media. La formulazione di certe leggi come quella della regolarizzazione delle coppie omosessuali in alcuni paesi dell’Europa, non contribuiscono certo all’instaurazione di buoni rapporti con l’Islam. 

 

Il Dottore terminò il suo intervento mostrandosi alquanto ottimista sulla pacifica convivenza delle tre religioni che, a suo parere, si potrà peraltro realizzare a queste condizioni essenziali:

  • quella di abbattere tutti i regimi instaurati nei paesi aderenti all’ONU non osservanti i principi della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo ;
  • quella che si attui ovunque ed in particolare in tutti i paesi islamici, specie quelli ove vige tuttora la forma di Stato “teocratico”, la costituzione dello Stato democratico laico sul modello occidentale, quali già esistono in Turchia ed in Tunisia.
  • quella che, in tutte le costituzioni dei paesi del mondo intero, sia prevista una forma di concordato tra stati e forme religiose, distinguendole tra quelle riconosciute e le altre da considerarsi come semplici movimenti culturali, in modo che ognuna possa esercitare un’efficace autorità morale nei confronti dei propri fedeli ed evitare che i comportamenti licenziosi illegali offendano i cittadini di qualsiasi religione. L’autorità religiosa per i musulmani potrebbe essere un Muftì con poteri consultivi in materia esclusivamente religiosa (festività religiose, catechismo, fabbricati religiosi, finanziamento ecc.), nei confronti delle autorità locali, così come vige nei paesi islamici.

 

20 novembre 2003


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