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Parla il Prete
di Pietro Bondanini

Da una tavola rotonda interreligiosa ho tratto la conferma su ciò che è stata sempre una mia convinzione: la religione non è l’oppio dei popoli. La religione deve essere inserita nella costituzione di tutti gli Stati – Nazione.

Intervenne il Prete, soffermandosi sulla diffusione della religione cattolica nel mondo e sul fatto che ovunque si soffre il cristianesimo si consolida. E’ il tema del dolore che si allevia con l’esercizio delle virtù della fede, della speranza e della carità.

E’ il tema della libertà donata all’uomo che ne dispone, nel bene e nel male.

Dopo aver richiamato l’episodio del Vangelo nel quale i discepoli dei farisei e gli erodiani avevano chiesto se era lecito pagare il tributo a Cesare, Gesù rispose: “Rendete dunque a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio” (Mt 22, 15; Mc 12, 13-17; Lc 20, 20-26),
il prete ha ripercorso le tappe della storia bimillenaria della Chiesa durante la quale i Papi, in numerose circostanze, sono stati indotti a confondere Dio con Cesare muovendo il clero ed i propri fedeli a commettere quegli atti per i quali Giovanni Paolo II ha chiesto perdono all’umanità.

Oggi la Chiesa non aspira più al potere temporale esprime solo un potere morale che esercita con i segni della propria autorevolezza e del proprio carisma. Da ciò nasce un punto enorme di forza per suggerire a tutte le nazioni la costituzione di Stati laici e democratici nel pieno rispetto della libertà di ogni singolo cittadino.

Con la riforma della Chiesa attuata da Lutero e da Calvino e a seguito delle cruenti lotte religiose che si abbatterono sull’Europa dal XIV secolo sino alla pace di Vestfalia (1648) gli stati nazionali iniziarono ad organizzarsi in modo da attuare una netta separazione tra stato e chiesa dove lo stato deriva la propria legittimazione dal popolo e non più dalla Chiesa.

Così si arriva alle attuali costituzioni nazionali rette dai tre poteri indipendenti (legislativo, esecutivo e giudiziario) che si costituiscono col suffragio universale. Pertanto ogni religione, nel rispetto delle libertà individuali e delle disposizioni di legge in materia, è libera di esprimersi attraverso i suoi organi interni con mire di proselitismo limitate al solo pieno rispetto delle libere scelte espresse dai fedeli. Così oggi è risolto il problema della convivenza non solo tra le fedi cristiane separate, ma anche con i fedeli delle religioni che in Abramo trovano la loro propria radice comune nonché con alcune fedi dell’estremo oriente accomunate nel buddismo.

Il Prete concluse ricordando che con l’Islam c’è un grosso problema di reciprocità che si manifesta soprattutto in occidente per la costruzione delle moschee.

Mentre tutte le comunità religiose riconosciute hanno un referente rispettivamente nel Vescovo o nei Presidenti delle varie comunità religiose, i musulmani delle varie nazionalità che vivono in Italia non sono vincolati a nessuna autorità se non quella di cittadino dello Stato di provenienza.
Laddove esistono rapporti di reciprocità, come avviene negli Stati laici (ad esempio in Turchia ed in Tunisia) il problema non si pone; si pone invece laddove lo Stato sia retto da una teocrazia (Iran) o retto da monarchia assoluta (come l’Arabia saudita o gli emirati ecc.) che obbliga i propri cittadini a seguire esclusivamente la Shari’a, la legge del Corano.

Ciò spiega perché molti immigrati da quei paesi non si adeguano alle usanze locali e manifestino, laddove costituiscono minoranze consistenti, intolleranza verso chi professa una religione diversa dalla propria.

 

20 novembre 2003


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Il rasoio di Ockham
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  Parla il Dottore in filosofia islamica
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