Intervenne il Prete, soffermandosi
sulla diffusione della religione cattolica nel mondo e sul fatto
che ovunque si soffre il cristianesimo si consolida. E’ il
tema del dolore che si allevia con l’esercizio delle virtù della
fede, della speranza e della carità.
E’ il tema della libertà donata all’uomo che
ne dispone, nel bene e nel male.
Dopo aver richiamato l’episodio del Vangelo nel quale i
discepoli dei farisei e gli erodiani avevano chiesto se era lecito
pagare il tributo a Cesare, Gesù rispose: “Rendete
dunque a Cesare ciò che è di Cesare
e a Dio quel che è di Dio” (Mt 22, 15; Mc 12, 13-17;
Lc 20, 20-26),
il prete ha ripercorso le tappe della storia bimillenaria della
Chiesa durante la quale i Papi, in numerose circostanze, sono
stati indotti a confondere Dio con Cesare muovendo il clero ed
i propri fedeli a commettere quegli atti per i quali Giovanni Paolo
II ha chiesto perdono all’umanità.
Oggi la Chiesa non aspira più al potere temporale esprime
solo un potere morale che esercita con i segni della propria autorevolezza
e del proprio carisma. Da ciò nasce un punto enorme di forza
per suggerire a tutte le nazioni la costituzione di Stati laici
e democratici nel pieno rispetto della libertà di ogni singolo
cittadino.
Con la riforma della Chiesa attuata da Lutero e da Calvino e a
seguito delle cruenti lotte religiose che si abbatterono sull’Europa
dal XIV secolo sino alla pace di Vestfalia (1648) gli stati nazionali
iniziarono ad organizzarsi in modo da attuare una netta separazione
tra stato e chiesa dove lo stato deriva la propria legittimazione
dal popolo e non più dalla Chiesa.
Così si arriva alle attuali costituzioni nazionali rette
dai tre poteri indipendenti (legislativo, esecutivo e giudiziario)
che si costituiscono col suffragio universale. Pertanto ogni religione,
nel rispetto delle libertà individuali e delle disposizioni
di legge in materia, è libera di esprimersi attraverso i
suoi organi interni con mire di proselitismo limitate al solo pieno
rispetto delle libere scelte espresse dai fedeli. Così oggi è risolto
il problema della convivenza non solo tra le fedi cristiane separate,
ma anche con i fedeli delle religioni che in Abramo trovano la
loro propria radice comune nonché con alcune fedi dell’estremo
oriente accomunate nel buddismo.
Il Prete concluse ricordando che con l’Islam c’è un
grosso problema di reciprocità che si manifesta soprattutto
in occidente per la costruzione delle moschee.
Mentre tutte le comunità religiose riconosciute hanno un
referente rispettivamente nel Vescovo o nei Presidenti delle varie
comunità religiose, i musulmani delle varie nazionalità che
vivono in Italia non sono vincolati a nessuna autorità se
non quella di cittadino dello Stato di provenienza.
Laddove esistono rapporti di reciprocità, come avviene negli
Stati laici (ad esempio in Turchia ed in Tunisia) il problema non
si pone; si pone invece laddove lo Stato sia retto da una teocrazia
(Iran) o retto da monarchia assoluta (come l’Arabia saudita
o gli emirati ecc.) che obbliga i propri cittadini a seguire esclusivamente
la Shari’a, la legge del Corano.
Ciò spiega perché molti immigrati da quei paesi
non si adeguano alle usanze locali e manifestino, laddove costituiscono
minoranze consistenti, intolleranza verso chi professa una religione
diversa dalla propria.
20 novembre 2003
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