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La torre civica
di Pietro Bondanini

L'8 settembre 1943, Pipirillo campanaro alla torre civica di Verucchio, perse la sua credibilità avviando il suo "mezzo di comunicazione di massa" a celebrare l'irreversibile cammino verso l'obsoloscenza.

 

A volte può capitare che una successione di accadimenti determini un evento coinvolgente la comunità umana nella sua interezza.

Questo evento incide sulla vita di tutti e si integra in una, dieci, mille, milioni e miliardi di storie, tante quante sono le persone di questo mondo.

L'11 settembre 2001 dov'ero? Quanti anni avevo allora? Cosa pensava la gente, intorno a me? Cosa si leggeva sui giornali?

°°°
L'8 settembre 1943 avevo nove anni.

Ricordo tutto di allora: è il mio personale 8 settembre, sofferto con gli occhi di bimbo, che, ogni sabato, con la mamma ed il fratello, attendeva il ritorno del padre che lavorava in città sotto la minaccia dei bombardamenti.
In quei tempi eravamo sfollati in una città collinare di Romagna: Verucchio, ora in provincia di Rimini.

La casa dove si abitava era quella di mio nonno, a ridosso della collina sovrastata dalla torre civica sulla quale era installata una campana che, per dimensioni e peso, eraLa torre civica vista dal giardino del nonno nel 1937 stata progettata per farsi sentire nel paese e sul versante dell'ampia valle sulla quale si sviluppa il territorio comunale.

A quel tempo il campanaro incaricato dal comune di suonare la campana era Pipirillo. Gli ero amico e spesso, allo scadere dell’ora sesta, salendo sull’erta della collina, lo andavo a trovare. L’aspettavo alla porticina di accesso. Era chiusa e Pipirillo, all’ora convenuta, arrivava e l’apriva con una chiave enorme che infilava nella toppa ormai trasformata in un buco informe dal quale traspariva la serratura arrugginita. Tra le corde che risalivano verso l’alto usava, con molta delicatezza, quella collegata al batacchio, perché le travi di sostegno della campana erano ormai in condizioni di fatiscenza.
L’effetto della sua opera era così modesto che più volte mi scappò detto: "La tua campana non la sento nemmeno a casa mia: che la suoni a fare?"
Rispondeva qualcosa che non ricordo ma, un giorno, disse che, quando la guerra avrebbe avuto termine, l'avrebbe suonata a distesa e lo scampanio si sarebbe sentito sino a Sant'Arcangelo, Rimini e San Marino.

Mi accertai della direzione dell'asse di oscillazione della campana e mi tranquillizzai assai nel constatare che, da ambo i sensi era in direzione della zona collinare scoscesa e disabitata.

Venne il 25 luglio 1943.

Dalla radio appresi delle dimissioni del Cavaliere Benito Mussolini e come tutti i giorni feci la mia visita a Pipirillo.
Il suo umore era alle stelle ma il batacchio colpì il bronzo con la solita delicatezza.

La guerra non era ancora finita, sosteneva Pipirillo, ma ogni giorno che passava aumentava la sua carica di energia pregustando la gioia di annunciare la pace su tutto il territorio di sua competenza ed oltre.
Pipirillo disponeva della campana per esprimere la sua potenza!

°°°
Venne l'8 settembre 1943!

Ecco la data fatidica. Pipirillo ce la mise tutta!

I legni di sostegno scricchiolarono paurosamente; il suono della campana divenne sempre più assordante; l'oscillazione lungo il suo asse percorse un arco di quasi 120°.
Qualcuno, sfidando il pericolo di finire sotto un rovinoso crollo, si avvicinò alla torre e gli urlò di smetterla e di aspettare che i tedeschi se ne andassero!

Povero Pipirillo! Aveva creduto, come tanti italiani, che la pace sarebbe venuta poco dopo.

Subivamo una vergognosa sconfitta e quella campana aveva emesso suoni grotteschi. La sera dell'8 settembre nessuno, in paese, era felice.

Tutti erano preoccupati per aver visto il nostro esercito allo sbando, ridotto a mendicare abiti civili e una nuova minaccia era imminente: tutti l’avvertivano. Anch'io che avevo nove anni.

°°°

A parte il fascino del suo nome o "soprannome", che dir si voglia, Pipirillo interpretava il proprio ruolo professionale comunicando avvenimenti universalmente veri: lo scorrere delle ore ed altro che qui dico.

Attraverso il suono della campana, nei suoi vari ritmi e modulazioni, Pipirillo proponeva un cambiamento al quale i suoi concittadini dovevano adeguarsi: è l'ora di alzarsi, è l'ora di colazione; è l'ora di lavorare; è l'ora di andare a letto.

Comunicava anche altro: alle sei del mattino, dopo il risuonare dell'ora, indicava con un tocco se il cielo era sereno; con due tocchi, se era coperto; con tre tocchi, se pioveva e con quattro tocchi se nevicava.
Immaginate il godimento di quel concittadino che, secondo i programmi della giornata nascente, poteva continuare ad oziare un'oretta nel letto, senza doversi alzare, perché il tempo atmosferico non avrebbe consentito l'esecuzione del programma della giornata!

Viceversa, immaginate il disappunto di chi doveva anticipare l'alzata per mettere le proprie cose al riparo della pioggia o della neve!
Pipirillo sapeva tutto ed il suo ruolo era di grande prestigio! Era capace anche di redarguire chi non si alzava in tempo per curare i propri interessi.

L’8 settembre 1943 Pipirillo, col suo mezzo di comunicazione antico e sgangherato, sfidando le leggi fisiche sulla resistenza dei materiali, aveva diffuso una falsa notizia!

L’8 settembre 1943 Pipirillo perse credito e fiducia avviando il suo mezzo di “comunicazione di massa” a celebrare il suo irreversibile cammino verso l’obsolescenza.

 

Roma 8 settembre 2002
Revisione 29 gennaio 2004

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Fatti di ieri, idee di oggi
01-Introduzione
02-Complicazioni
03-La Torre civica
04-Potenza
05-Follia
06-La prima follia:      Babele
Van Coppenol, il calligrafo
07-Via Vilfredo       Pareto
08-Le azioni degli       uomini
09-Residui e       derivazioni
10-Follie e reattività      sociale
11-Noi ed il nostro      futuro
12-Da una boa      all'altra
13-Le Frecce      Tricolori
14-La Matrioska
15-Il Fantolino
16-Tre pilastri per un'      idea
17-Idee circolanti
18-Circolazione      delle Elette
19-Tsunami
20-Sapienza e      scienza
 
 
 


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