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Le azioni degli uomini
 di Pietro Bondanini

Le azioni degli uomini sono prevalentemente fondate su principi non logici in base ai quali il fine oggettivo differisce da quello soggettivo o il fine oggettivo è inadeguato alla valutazione soggettiva di chi vuol perseguirlo.

 

Nel sottotitolo di questa pagina ho riassunto, nell'essenziale, ciò che Pareto intende per azioni degli uomini.

Pareto parla da sociologo e quindi è bene rilevare che in più parti del suo Trattato, richiama l'attenzione sul fatto che l'interesse dei suoi studi è diretto sugli uomini e non sull'uomo - la qual cosa riguarda lo psicologo - e che, quando richiama istinti, sentimenti o inclinazioni non pensa a quelli della persona ma alle persone che, legate da vincoli d'interdipendenza, operano in gruppo dando prova di sè con i loro riti, usi, costumi, insomma, con tutti i loro atti ragionevoli o non ragionevoli nel loro comportamento reale.

Ora, seguendo sempre il filo della logica sperimentale applicata alla realtà storica nella quale vivono gli uomini, ferma il suo pensiero sulle teorie da questi stessi espresse nel loro agire, che, al contrario degli osservatori e degli sperimentatori scientifici, non sono volte esclusivamente alla ricerca dell'unico o della verità, ma al soddisfacimento degli innumerevoli bisogni individuali riflessi attraverso le risorse a disposizione dei gruppi ai quali ogni singola persona umana appartiene.

Pertanto il suo lavoro è concentrato a focalizzare le azioni degli uomini suddividendole in due classi:

  • Classe prima - azioni logiche oggettivamente e soggettivamente; ove sussiste conformità tra mezzi e fini nonchè corrispondenza tra realtà oggettiva e soggettiva.
  • Classe seconda - azioni non logiche (non significa illogiche) ove il fine oggettivo differisce da quello soggettivo.

Nella tabella che segue le classi delle azioni non logiche si articolano in generi e specie in relazione al loro fine oggettivo e soggettivo (§ 151).

CLASSI
GENERI
SPECIE
LE AZIONI HANNO
UN FINE LOGICO?
Esempi
Per l'oggetto
Per il
soggetto
PRIMA Il fine oggettivo è identico a quello soggettivo
SI
SI
Manovrare un interruttore per accendere il lume
SECONDA
I GENERE
Il fine oggettivo differisce da quello soggettivo
NO
NO
Mettersi la cravatta per andare alla riunione
II GENERE
NO
SI
Giocare alla roulette
III GENERE
IIIa - Il fine oggettivo sarebbe accettato dal soggetto se lo conoscesse
SI
NO
Il soggetto fa i gesti giusti in modo inconscio, come la guida dell'automobile
IIIb - Il fine oggettivo sarebbe respinto dal soggetto se lo conoscesse
IV GENERE
IVa - Il fine oggettivo sarebbe accettato dal soggetto se lo conoscesse
SI
SI
Il soggetto predispone atti idonei per un fine, salvo che il risultato effettivo è diverso a quello sperato
IVb - Il fine oggettivo sarebbe respinto dal soggetto se lo conoscesse

Ora gli uomini, nel decidere se compiere o meno un'azione, si comportano in base a ragionamenti, sentimenti e istinti che conformano teorie dalle quali Pareto separa - ed è questo l'aspetto di maggior pregio delle sue ricerche - le parti non logiche da quelle logiche.

Qualche esempio relativo alla 2° classe (azioni non logiche) è d'obbligo per capire bene il significato di questa classificazione:

  • I genere: sono azioni assai rare che non hanno una condotta logica, sia nella coscienza del soggetto, sia nella realtà oggettiva. - A questo genere appartengono tutti gli atti imposti dal costume.
  • II genere: vi appartiene la quasi totalità delle azioni oggetto dello studio di Pareto. Gli atti non sono logicamente connessi al risultato ma lo sono nella coscienza di chi agisce nella convinzione che siano i più adeguati per raggiungere lo scopo. L'esempio è quello delle pratiche magiche per invocare la pioggia: lo stregone è l'attore sociale che agisce con lo scopo cosciente di far piovere mettendo in atto pratiche che non hanno effetto sulla piovosità.
  • III genere: il soggetto compie gli atti giusti per ottenere uno scopo inconsciamente. Sono le azioni che rispondono ai riflessi condizionati e quelle degli animali per istinto di sopravvivenza.
  • IV genere: è il tipico caso di chi si adopera per conseguire uno scopo predisponendo atti idonei a conseguirlo salvo che il risultato effettivo è diverso a quello sperato. E' il tipico caso dell'errore nel quale ricade l'attore sociale. Ad esempio:
    • gli imprenditori cercano di ridurre i costi per aumentare l'utile. In realtà abassando i costi diminuiscono i prezzi di vendita;
    • i rivoluzionari cercano di abbattere il potere con lo scopo di eliminare le cause perchè venga riproposto in altra forma; così facendo, tuttavia crea un altro potere.

Aggiungo a questi due casi anche questi, più attuali, ma pur sempre ricadenti nel IV genere:

    • I sindacalisti stimolano azioni di protesta contro gli imprenditori in crisi di mercato per ottenere aumenti salariali e occupazionali generalizzati. In realtà, con l'aumentare dei costi, accelerano la chiusura delle aziende che ne sono coinvolte creando l'aumento della disoccupazione.
    • I governi, per far fronte alle necessità dell'erario, pensano di lottare contro l'evasione aumentando il peso delle sanzioni contro i trasgressori e contemporaneamente anche le aliquote gravanti sui redditi più alti. In realtà ottengono il contrario: le imprese chiudono ed i soggetti, per sopravvivere, passano ad alimentare l'economia sommersa.

In questa classificazione le azioni non necessariamente assumono una posizione univoca: Pareto, subito dopo aver composto il quadro sinottico che ho riportato più sopra, sostiene che presso la maggior parte dei popoli civili le operazioni delle arti e delle scienze appartengono alla 2° classe, e, in quanto agli esecutori materiali al 4° genere (fine oggettivo sì; soggettivo:sì); mentre, presso i popoli primitivi prevalgono le azioni, sempre di 2° classe, ma di 2° genere (fine oggettivo:no; soggettivo:sì). In realtà in tutte le popolazioni le azioni tra 2° e 4° genere si equivalgono.

Premesso quanto sopra ci si chiede: di che cosa è fatta un'azione?

Pareto risponde che dall'esame di un'azione estrae due cose: una parte costante ed una variabile.

La parte costante corrisponde ai sensi, di cui si dirà in seguito, che spingono ad agire, e la parte variabile corrisponde alle teorie o genericamente alle argomentazioni che gli uomini sentono il bisogno di esprimere nell'interagire tra loro per dare una motivazione ai loro atti.

Al riguardo Pareto osserva che le teorie sono costituite da tre generi di proposizioni (§ 522):

  • 1° genere: proposizioni descrittive (§ 525);
  • 2° genere: proposizioni che affermano un'uniformità sperimentale (§ 526);
  • 3° genere: proposizioni che aggiungono qualcosa all'uniformità sperimentale o la trascurano (§ 574).

Inoltre, le teorie - che hanno sempre un autore - assumono tre aspetti (§541):

  • 1° aspetto: quello dell'autore che riflette il suo profilo psichico e come la pensa (personale);
  • 2° aspetto: ciò che l'autore vuol dire da prendere in considerazione quando si possa stabilire una relazione discretamente precisa tra la testimonianza che reca ed una realtà oggettiva(impersonale oggettivo);
  • 3° aspetto: ciò che hanno capito gli uomini di una determinata collettività in un tempo determinato (persone che prendono conoscenza del testo considerato).

Per ultimo distingue le teorie in due specie (§§ 803-804):

  • quelle della scienza logico sperimentale, - del 2° genere - nelle quali (C) sono gli elementi costanti che possono essere decomposti in una parte (A) costituita da principi fondamentali, descrizioni e da affermazioni sperimentali e da una parte (B) costituite da deduzioni logiche alle quali pure si aggiungono principi e descrizioni sperimentali adoperati per trarre le deduzioni dalla parte (A);
  • quelle dell'esperienza non scientifica - anche queste del 2° genere - nelle quali anche le cose (c) sono gli elementi costanti che, analogamente alle cose (C), possono essere decomposte in una parte (a) costituita dalla manifestazione di certi sentimenti, e in una parte (b) costituita analogamente da ragionamenti logici, sofismi e da altre manifestazioni adoperate per trarre deduzioni che trascendono dall'esperienza o che sono pseudo-sperimentali ... dove è ben raro che gli autori distinguano con sufficiente chiarezza le parti (a) e le parti (b).

L'assunto paretiano è quello di individuare i due fattori delle teorie non scientifiche - mediante la scomposizione di (c) in (a) e (b) - tutte le manifestazioni degli uomini al fine di valutare il fenomeno dell'identità sociale. A tal fine, dà dei nomi al secondo genere di teorie (non-scientifiche), ovvero, partendo dalle cose (c), che denomina derivate, estrae le cose (a) che denomina residui, corrispondenti ai materiali delle teorie scientifiche e le cose (b), che denomina derivazioni corrispondenti alle sistemazioni logiche o pseudologiche date a questo materiale.

Allora - ribadendo ciò che si è già detto più sopra - le cose (c) si separano in due parti (altre due cose): una parte costante corrispondente a certi istinti, sentimenti, interessi ecc. che sono appunto i residui (a) ed una parte simile a quella logico sperimentale deduttiva che è costituita dall'intromissione del sentimento, di pregiudizi, di articoli di fede, e di altre simili inclinazioni, postulati principi, che portano fuori dal campo logico-sperimentale che sono appunto le derivazioni (b) (§ 868).

Del suo metodo Pareto fornisce tre esempi che riproduco nelle loro parti essenziali per mettere in luce la metodologia da seguire per rilevare - nelle azioni - i residui e le relative derivazioni.

Esempio I: I Cristiani usano il battesimo. Per sapere perchè e se in questa manifestazione c'è una costante, occorre esaminare se altri gruppi di uomini di ieri o di oggi si comportano analogamente per ottenere un certo risultato. Se si chiede perchè il Cristiano si battezza, questi risponde che è per togliere il peccato originale. Questo significa che egli usa l'acqua per togliersi una macchia. Ma altri, come i pagani, usavano l'acqua per purificarsi; altri ancora, il sangue ecc.; allora si conclude che, nelle società umane, si commettono certi atti, come l'abluzione (c - derivata), per soddisfare l'istinto di purificazione (a - residuo - costante) attraverso un rituale che si svolge con certi ragionamenti (b - derivazione) che ristabiliscono l'integrità dell'individuo alterata da certe cagioni reali o immaginarie. Il tutto sta nel trovare la costante corrispondente al sentimento che spingono gli uomini a compiere questi atti e il ragionamento seguito per giustificarli. Definita la costante - (a) residuo - si osserva che può essere composta di vari elementi ed, in primis, un residuo che chiamerà istinto di combinazioni e cioè fare qualcosa, mettere insieme varie cose con certi ragionamenti; poi c'è la persistenza dei vincoli per tal modo immaginati (uso di acqua, sangue, fare diverse cose) sino a quando non si trova qualche altra combinazione finchè una diventa esclusiva e persistente nel tempo. Pareto denominerà questo residuo persistenza degli aggregati. (§ 864)

Esempio II: In molti casi gli uomini credono di poter far venire o allontanare tempeste. Se conoscessimo uno solo di questi casi, nulla o poco ne potremmo cavare. Ma ne conosciamo molti, ed in essi vediamo un nucleo costante. Tralasciando, per il momento, la parte di questo nucleo che come precedentemente si riferisce alla persistenza di certe combinazioni, troviamo una certa parte (a), corrispondente al sentimento dell'esistenza di una divinità la quale, con mezzi variabili (b), può intervenire sulle tempeste. Ecco un altro genere, in cui si crede di poter ottenere l'effetto con certe pratiche, che in sè nulla significano, per esempio squarciando un gallo bianco ... donde si vuole allontanare la tempesta. Così la cerchia si allarga e appare un'altra costante (a) corrispondente all'istinto di combinazioni pel quale si uniscono a caso cose ed atti al fine di ottenere un effetto (§ 865).

Esempio III: I cattolici dicono che il venerdì è un giorno di cattivo augurio perchè ricorda la passione di Cristo. Se conoscessimo solo questo fatto sarebbe difficile sapere quale dei due fatti, cioè il cattivo augurio o la passione di Cristo, è il principale e quale l'accessorio. Ma abbiamo molti altri fatti simili: i dies atri o vitiosi dei Romani, il 18 luglio, giorno in cui i Romani persero la battaglia di Allia (oggi, Fosso Marcigliana, un affluente del Tevere) contro i Galli intorno agli anni 390, 391 AC, ed altri fatti ancora. Quindi vi è una classe (a) che corrisponde a sentimenti di combinazioni di giorni e altre cose ed un buono o cattivo augurio (§ 866).

Nei tre esempi richiamati dal testo del VI Capitolo del Trattato appare già chiaro che i residui più importanti che giocano un ruolo determinante in tutti i comportamenti degli uomini sono:

  • l'istinto delle combinazioni;
  • la persistenza degli aggregati.

che nell'insieme rappresentano rispettivamente gli atti che sono compiuti nell'innovare (combinare le cose per soddisfare un bisogno) e nel conservare (mantenere le combinazioni realizzate).

Dei residui (a) e delle derivazioni (b) ottenuti dai fatti (c) che sono le derivate ne parlerò nella prossima pagina che riguarda Le proprietà dei residui e delle derivazioni (Cp. IX): successivamente farò un cenno sulla parte essenziale del pensiero paretiano riguardante la Forma generale della società (XII) e L'equilibrio sociale nella storia (XIII) che formano il titolo dei due ultimi capitoli del IV e ultimo volume del Trattato di sociologia. Infine, prima di dedicare pagine ad altri pensatori che ritengo particolarmente significativi per questi miei scritti, soffermerò l'attenzione alla circolazione delle élites che costituisce, come è ritenuto dai più, la parte conclusiva e più appariscente del pensiero di Pareto, soprattutto riguado al campo delle scienze politiche.

Per maggior chiarezza, concludo l'argomento sulle azioni degli uomini riferendomi a quanto lo stesso Pareto scrive nel primo paragrafo del Capitolo IX nel quale si occupa delle derivazioni quali sono state definite come cose b nel pararafo 868 citato più sopra.

Gli uomini si lasciano persuadere in principal modo dai sentimenti (residui), e quindi possiamo prevedere, il che poi è confermato dall'esperienza, che le derivazioni trarranno forza, non da considerazioni logico-sperimentali, od almeno non esclusivamente da queste, ma dai sentimenti. Nelle derivate il nocciolo principale è costituito da un residuo o da un certo numero di residui, intorno al quale si aggruppano altri residui secondari. Tale aggregato è fatto nascere e, quando è nato, tenuto saldo da una forza potente, che è il bisogno che prova l'uomo di sviluppi logici o pseudo-logici, il quale bisogno si manifesta coi residui del genere (1e- Istinto delle combinazioni - bisogno degli sviluppi logici). Quindi da tali residui, con l'aggiunta poi di altri, traggono origine, in generale, le derivazioni. (§1397)

Roma 4 giugno 2006
Revisione del 28 agosto 2007
Revisione del 1° novembre 2007

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Fatti di ieri, idee di oggi
01-Introduzione
02-Complicazioni
03-La Torre civica
04-Potenza
05-Follia
06-La prima follia:      Babele
Van Coppenol, il calligrafo
07-Via Vilfredo       Pareto
08-Le azioni degli       uomini
09-Residui e       derivazioni
10-Follie e reattività      sociale
11-Noi ed il nostro      futuro
12-Da una boa      all'altra
13-Le Frecce      Tricolori
14-La Matrioska
15-Il Fantolino
16-Tre pilastri per un'      idea
17-Idee circolanti
18-Circolazione      delle Elette
19-Tsunami
20-Sapienza e      scienza
 
 


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