Le guerre, gli sconvolgimenti naturali quali i terremoti, le alluvioni,
le carestie ecc. non necessariamente li considero follie e ciò perché questi
sconvolgimenti portano i superstiti ricostruire quanto andato distrutto.
Sarei portato a considerare che anche la guerra mondiale non sia
una follia: due guerre mondiali hanno distrutto la Germania; oggi
la Germania ha ricostruito tutto e riconquistato la propria identità territoriale.
Inoltre, da tempo, è tornata ad essere tra le prime potenze mondiali.
Le differenze tra la Germania di oggi e quella dell’inizio del secolo
scorso non sono state prodotte dalle guerre che ha combattuto perdendo, ma
da altro e le potenze vincitrici non hanno avuto, nel frattempo, sorte migliore.
Si produce una follia, quando, anche a seguito di qualche sconvolgimento
naturale, un fatto esterno spinge la società ad organizzarsi
in modo diverso. L'effetto originato dalle scoperte e dalle
nuove
applicazioni di carattere tecnologico, dalla seconda metà
dello scorso millennio, ha originato un processo che lentamente
si è esteso e continua ad estendersi su tutto il mondo.
Questo processo è denominato rivoluzione industriale.
Mentre la navigazione oltre le colonne d'Ercole portava i mercanti
a toccare gli estremi confini della terra rafforzando la borghesia,
le nuove tecnologie conseguenti alle scoperte, alle invenzioni e
all'innovazione dei cicli produttivi applicate all'agricoltura,
come anche all'industria, hanno creato il cosiddetto proletariato,
cioè la classe di chi vive nell'impresa col salario prodotto
dal suo lavoro.
Se a lavorare in fabbrica si guadagna di più che faticare
sulla terra, il contadino abbandona la terra e va in fabbrica
con la prospettiva di migliorare le sue condizioni di vita ma
col rischio di rimanere disoccupato nei momenti di crisi. Se,
all'opposto, in fabbrica le catene di montaggio vengono sostituite
dai robot si crea un fenomeno di disoccupazione endemico che comunque
non induce l'operaio a tornare sui campi sui quali, peraltro,
troverà
la stessa tecnologia della fabbrica che l’ha licenziato.
Questo
fenomeno di industrializzazione si è sviluppato in poco più di
mezzo millennio tra l'invenzione del telaio meccanico e la robotizzazione
delle catene di montaggio ed ora urge dotare di nuove energie
per l'orientamento verso altre opportunità di guadagno chi,
per effetto dello sviluppo di nuove tecnologie, vede azzerare il
potenziale del proprio lavoro.
Dalla scoperta del fuoco alla pila atomica; dall'abaco al personal
computer; dalla comunicazione vocale al telefonino cellulare a larga
banda; dalla ruota alla navicella spaziale; dalla biblioteca d’Ebla
ai server dove sono conservate le banche dati: questo è il
ciclo continuo di scoperte, invenzioni, innovazioni che dalle origini
della civiltà ha spinto perennemente gli uomini ad adattarsi
al cambiamento; molti l'hanno originato: i più l'hanno subito.
Da sempre, in economia, la domanda di beni ha ecceduto sull'offerta.
Oggi è l'offerta che si adatta alla domanda: ovvero non sono
più i consumi che vengono distribuiti in base alla disponibilità
dei beni, ma è la produzione dei beni che crea il consumo.
Questa la ritengo essere la più grande
follia di tutti i tempi che si conclude con il creare la nuova
civiltà nella
quale viviamo da qualche tempo: quella dei consumi! Non è
più il tempo della distribuzione dei beni disponibili, ma
quello di realizzare una produttività tale da mantenere
i consumi nella misura più alta possibile compatibilmente
con le risorse disponibili che non sono illimitate.
Quindici anni fa nessuno aveva bisogno del
telefonino. Avere il radiomobile installato sulla propria auto
era lo status symbol di allora!
Tutti i contatti avvengono in tempo reale e oggi abbiamo inventato
di vivere nel villaggio globale.
Da una parte, sembra che
lo sviluppo possa avvenire senza che più
nessuno abbia la necessità di lavorare
se non per l'arte o per il proprio piacere, dall'altra,
occorre che tutti imparino
come si deve vivere la globalizzazione che in effetti esiste anche
per chi non la vuole.
Un fatto è certo: lo schiavo
non serve più, ma sostenere
che l'umanità vivrà tra breve e per sempre nella aurea
mediocritas del patrizio romano, sembra incredibile.
In origine
gli uomini parlavano una lingua sola, ma quando vollero costruire
la torre di Babele, il buon Dio fece in modo che non si capissero
più e nacquero tante lingue.
A prescindere dalla storicità di questo evento biblico, ma
seguendo il suggerimento che ha formato il titolo del celebre libro
di Keller Werner, “La bibbia aveva ragione”, ritengo
che l’evento che ha interessato la Torre di Babele possa ben
comprendersi tra le prime grandi follie che hanno complicato la
vita dell’umanità. Gli effetti di questa follia li
viviamo ancora!
Quante lingue sono parlate nell'Europa che prossimamente
unirà
venticinque nazioni? Ecco una grossa complicazione che grava sull’umanità
dai tempi della Torre di Babele.
Con la creazione di tutte queste unioni, federazioni, organismi
plurilaterali sotto l’egida dell’ONU viviamo forse
la fase di completamento della Torre di Babele?
Parleremo un'unica lingua come sudditi del Leviatano, oppure
ogni cittadino di questo mondo potrà continuare a parlare
la propria e l’interlocutore parlante un’altra lingua
sarà
in grado di capire come se ascoltasse la propria?
Ma qui ci avviciniamo troppo al presente e, pertanto rinvio il
visitatore agli argomenti degli Fatti di oggi, idee di ieri.
°°°
Le complicazioni semplici sono interpretabili dai singoli secondo
la convenienza di ciascuno: la pioggia è gradita in primavera,
non piace al tempo di mietitura. In piazza, un evviva o un abbasso
indica lo stato d'animo dell’assemblea popolare e l'invocazione “Lavoro per tutti” è gradita, mentre disoccupazione
provoca malumore. L’oratore comunica all’assemblea
argomenti che ritiene veri e su tutto ciò che dice difficilmente
si trovano argomenti tali da metterne in dubbio la verità.
Anche il maestro di scuola elementare comunica ai propri alunni
argomenti universalmente veri.
Ad esempio:
A = B; B = C; A = C.
L’espressione è vera ma è
una astrazione teorica. Nella sua applicazione, si troverà
sempre qualcuno che metterà in dubbio che realmente l'oggetto
A sia uguale all'oggetto B ... e da qui nascono i problemi per
sapere se, in effetti, l'oggetto C sia uguale all'oggetto A.
Si va a tentoni ed ognuno
pensa alla propria convenienza!
Si fa un'ipotesi di verità che si vuole dimostrare vagando
tra tendenze, quantità scarsamente misurabili e non misurabili;
infine si decide d'autorità con motivazioni fideistiche o
fantasiosamente affascinanti per ricercare un vasto consenso. E
così nascono gli "Evviva!" e gli "Abbassi"
e tutte le affermazioni come: "Piove: governo ladro".
A questo punto, per fare chiarezza in questa confusa materia ritengo
utile collegarmi al pensiero del grande economista e sociologo Vilfredo
Pareto del quale offro subito un saggio riguardo al modo corretto di esaminare i fenomeni nei suoi vari passaggi dalla teoria al concreto. Il brano è tratto dall'edizione critica a cura di Giovanni Busino del Trattato dsi sociologia generale di Vilfredo Pareto (Utet - 1988) §§ 32-36
Ne consiglio la lettura integrale, tuttavia, per dare una certa continuità discorsiva tra questa pagina con le successive e per sottolineare quanto sia importante, nelle scienze umane ed in particolare in quelle economiche, valutare correttamente la natura dei fenomeni e ricercarne senza forzature ma sempre secondo logica, i legami di interdipendenza, ritengo opportuno di riportare qui subito questi due paragrafi.
35. Nella stessa economia politica devonsi aggiungere, non sostituire, le teorie dell'economia applicata alle teorie dell'economia pura o matematica.
L'economia matematica ha per scopo principale di porre in luce l'interdipendenza dei fenomeni economici; e sin ora non si conosce nessun altro modo di raggiungere questo scopo.
36. Viene fuori qualcuno di quei tanti individui che hanno la disgrazia di discorrere di cose che non capiscono, e scopre - vedi potenza d'ingegno! - che l'economia pura non è l'economia applicata, e conclude, non già che occorre ad essa aggiungere qualche cosa per conoscere i fenomeni concreti, ma che occorre sostituirvi il vano suo [cinguettamento]. Eh! buon uomo, l'economia matematica giova almeno a farci conoscere all'ingrosso come opera l'interdipendenza dei fenomeni economici, mentre le [cicalate] tue non c'insegnano proprio niente.
Un fenomeno può essere raffigurato come modello che si articola in un sistema che comprende altri modelli tra i quali si svolgono relazioni d'interdipendenza tra modelli e sistema e modelli e modelli. Ognuno di questi modelli sono costituiti da elementi che, all'interno, si manifestano come variabili o come costanti che interagiscono solo per gli effetti complessivi nel sistema.
Pertanto, a livello di sistema, costanti e variabili di un modello diventano variabili di sistema; le variabili di sistema sono quindi nel modello:
-
come costanti e rappresentano vincoli sia nel modello che nel sistema;
-
oppure come variabili nel modello e vincoli nel sistema e rappresentano i gradi di libertà disponibili per le strategie di sistema che portano alla manifestazione del fenomeno.
Per questo, Pareto conclude: nell'economia politica si devono aggiungere, non sostituire, le teorie dell'economia applicata alle teorie dell'economia pura matematica!
E' il colpo di genio di Pareto: Aggiungere non sostituire!!
Ecco l'errore che ancora comunemente viene compiuto non solo da pseudo-scienziati che mettono il naso nei fatti che non li riguardano, ma soprattutto dai governanti che si lasciano irretire da sindacalisti impazziti che pensano di creare un equilibrio economico e tutelare il lavoro su basi false come quella del salario è una variabile indipendente o, peggio, della riduzione dell'orario di lavoro che aumenta l'occupazione.
Ma ci sono anche governanti che, premuti dalle lobby dell'edilizia e manifatturiere, attuano provvedimenti al fine di agevolare le banche perché concedano prestiti al consumo e mutui per la casa anche a chi non è in grado di pagarli.
Si pensa come se l'economia tutta intera fosse una variabile della sociologia o viceversa. Forse anche si vuole affermare che l'antropologia sia una variabile della sociologia e la natura sia una variabile dell'antropologia?
Mi fermo qui perché oltre alla natura credo che ci sia tutto ciò che non è natura e la logica si ferma qui!
Non vado oltre i fenomeni perchè penso che nessuno di essi sia privo di vincoli: la libertà non significa essere assolutamente privi di vincoli.
Diritto senza dovere è un nonsenso. Diritti e doveri devono essere messi al posto giusto.
Una persona condannata all'ergastolo non può godere degli stessi diritti di una persona che non ha commesso reati. I suoi interessi non possono avere una copertura politica, se non quella concessa dalla società per gli ergastolani.
Oggi si parla di classi sociali e in quella dei lavoratori sembra che alcuni vogliono escludere gli imprenditori! L'ubriacatura delle rivoluzioni che non rivoluzionano niente è passata!
Ristabiliamo il censo per l'esercizio del diritto di voto! Un censo non individuato dall'economia, né dalla sociologia; ma semplicemente fondato sulla natura delle cose viste sulla base della conoscenza e della saggezza.
Si può fare?
Se la gente comune comincia ad aprire gli occhi e a credere a chi dice e fa cose sensate, io ritengo di sì!
Roma, 7 aprile 2003
Aggiornamento del 28 aprile 2006
Aggiornamento dell'11 agosto 2007
Aggiornamento del 12 ottobre 2007 |