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Le Frecce Tricolori
di Pietro Bondanini

Chi più svelto, chi meno, separarsi e ricongiungersi, ma sempre allineato con gli altri.

Dal Portale dell'Aeronautica Militare Italiana traggo queste poche righe per delineare il profilo delle "Frecce Tricolori"

Lo Stato Maggiore dell'Aeronautica Militare italiana decise nel 1961 di costituire una sola pattuglia acrobatica nazionale composta dai migliori elementi disponibili. A Rivolto, in Friuli, sotto la sapiente guida del Maggiore Mario Squarcina, prende vita il 313° Gruppo Addestramento Acrobatico "Frecce Tricolori" che oggi, con la formazione di nove velivoli ed un solista, costituisce la più numerosa compagine acrobatica del mondo, universalmente riconosciuta tra le più prestigiose.

Da altre fonti rilevo che l'addestramento al volo acrobatico raggiunge la sua massima espressione presso la P.A.N (Pattuglia Acrobatica Nazionale) e si realizza con una serie di figure che sono un naturale modo di essere per un insieme di velivoli che si muovono nello spazio.

I piloti assegnati alla P.A.N. provengono da tutti i reparti da caccia dell'Aeronautica Militare e la loro scelta è basata sulla volontarietà individuale tra una rosa di candidati aventi particolari caratteristiche personali e professionali. La perizia di cui danno prova è frutto di una seria disciplina morale, di entusiasmo e di ben servire il proprio paese.

Il loro addestramento non è limitato all'aspetto acrobatico ma comprende attività operative ed esercitazioni a fuoco per mantenere la qualifica di "pronto al combattimento". Infatti la pattuglia, per queste sue eccelse peculiarità è predisposta ad essere operativa nei casi di attacchi alla sicurezza del Paese.

Dal diagramma di reattività sociale figurante nel capitolo 11, traggo dal tracciato della linea a spirale, un segmento immaginando che sia una parte del percorso seguito dalla pattuglia in formazione di nove velivoli (il solista è fuori campo, ma è lui il Capo!) mentre emettono i fumogeni: verde, i tre velivoli della parte esterna dello schieramento; bianca, i tre velivoli nella parte centrale dello schieramento e rossa i tre velivoli nella parte interna dello schieramento.

La raffigurazione creata dai fumogeni corrisponde ai colori della bandiera italiana e alla loro disposizione nella sua foggia attuale prevista all'articolo 12 della Costituzione.

Secondo l'ordine dei colori stabilito dalle disposizioni legali, il verde è il primo che si legge, quindi è la banda del drappo che sta a sinistra e a fianco dell'asta che sorregge la bandiera; quindi, rispetto al senso di marcia il colore dei fumogeni è verde o rosso rispettivamente a sinistra o a destra dei bianchi.

Nel tratto di linea che idealizza il tratto di percorso della Pattuglia raffigurato nell'immagine, suppongo che la formazione segua un programma che prevede un percorso in discesa a spirale che si svolge idealmente su un cilindro partendo da un punto d'origine Click to enlarge sufficiente-mente alto da consentire l'esecuzione di tre cicli completi. Potrebbero essere in numero maggiore, ma oltre, condurrebbero i piloti ad iniziare la loro evoluzione da dove nessuno li vedrebbe, oppure a scendere troppo in basso e tanto da esser costretti ad atterrare o a girare in tondo indefinitamente attorno alla pista di atterraggio.

Questa descrizione un po' bizzarra, che peraltro serve a rinverdire la cultura civica, mi porta a svolgere alcune considerazioni che prescindono dalla posizione destra o sinistra dell'asta in quanto dalla visione dell'immagine, si ricava che, per l'osservatore, la pattuglia segue una rotta che ho pensato essere lungo una spirale cilindrica.

Premesso quanto sopra, osservo che la terna dei velivoli che emette il fumogeno bianco, stando al centro, compie il percorso ad una certa velocità periferica; quella del fumogeno verde, stando all'esterno, lo dovrebbe compiere ad una velocità superiore ed, infine, quella del fumogeno rosso stando all'interno, lo dovrebbe compiere a velocità inferiore. In caso contrario, i verdi, sopravanzando, e i rossi, retrocedendo, perderebbero l'allineamento coi bianchi.

In realtà l'allineamento lo possono mantenere anche continuando tutti a procedere alla stessa velocità, ma, a tal fine, tutti, dovrebbero allinearsi in verticale, uno sotto l'altro, sino ad occupare la stessa distanza dal vertice dell'angolo che descrivono (solitamente così succede!).

L'analogia a questo fenomeno è rappresentata dallo schieramento di una fila di nove soldati, perfettamente allineati, che, durante la marcia al passo cadenzato, cambiano direzione. I soldati che stanno all'interno della curva, tengono il passo e praticamente il primo sta fermo e gira su sé stesso sino a quando il nono non ha completato l'arco dell'angolo che porta sulla linea di proseguimento del percorso. I soldati che occupano la posizione intermedia regolano la loro velocità su quella che sostiene il nono soldato. A differenza dei velivoli che spaziano nelle tre dimensioni, dei nove soldati, che di solito marciano in piano, uno solo potrà mantenere la propria velocità, mentre tutti gli altri dovranno segnare il passo sino a quando l'intera squadra sarà trasformata da orizzontale a verticale rispetto al senso di marcia seguito in precedenza.

Mi rendo conto che questa, sino ad ora, potrebbe essere una mera esercitazione letteraria di quasi tre pagine per rappresentare concetti di allarmante banalità, ma spero di riscattarmi dicendo di ritenere che, da questa descrizione, può scaturire qualcosa di interessante attraverso il diagramma di reattività sociale.

Come fatto al capitolo 12 - Da una boa all'altra, svolgo alcune considerazioni, in base a quanto detto sino ad ora che non riguardano solo il loro profilo dei piloti, ma che interessano il profilo di altre realtà di gruppo che in qualche maniera, per la loro specialità, si avvicinano o emulano le loro caratteristiche.

Invero, occorre dire che, per l'intera squadra delle Frecce Tricolori, il trofeo non è rappresentato da una coppa che si disputa come America's Cup.

Tutt'altro!

Non vivono per vincere una coppa!

Non hanno un progetto di vincere o di perdere!

Agiscono solo a rischio zero.

Ogni loro azione ricade tra quelle di Classe I ( il risultato corrisponde sempre a quello sperimentalmente atteso) e quindi, nel loro insieme, quando volano in tempo di pace, le derivazioni sono teoremi che non danno residui.

Ma vivono perché, volontariamente e per libera loro scelta, hanno deciso di dedicare l'esistenza alla difesa del Paese e, per le loro elevatissime attitudini, sono stati selezionati per far parte di una squadra universalmente riconosciuta la più prestigiosa .

Ecco la corrispondenza dei vari elementi limitatamente alla specificità di questa esibizione:

  1. i velivoli con il loro pilota. Ognuno di essi rappresenta un insieme uomo-macchina massimamente efficiente. L'efficienza si esalta quando operano in gruppo e riescono a disegnare nel cielo, con i fumogeni, figure complesse che rispondono a rigorose regole geometriche (ho contato diciotto programmi acrobatici di congiungimento e separazione rispettivamente dal e al velivolo solista basate su looping, cardioide e tonneau);
  2. lo spazio nel quale evolvono. E' l'ambiente nel quale la storia giunta all'istante del volo esplica i suoi effetti. L'ambiente subisce le perturbazioni di fattori esterni e quelle stesse provocate dai singoli velivoli;
  3. il colore del fumogeno. Nelle virate, i velivoli che sono esterni alla curva (fumogeno verde), per mantenere l'allineamento, devono portarsi ad una velocità superiore o alzarsi di una posizione ai velivoli che stanno più internamente; viceversa i velivoli della parte più interna (fumogeno rosso) devono averla inferiore o abbassarsi; il velivolo che sta al centro (fumogeno bianco) determina la velocità e la posizione degli altri.
  4. il Leader. Non figura nell'immagine. Ma rappresenta il centro d'interesse delle manifestazioni perché è lui che compare improvvisamente per completare le raffigurazioni geometriche dinamiche.

La posizione dei velivoli nel percorso rappresenta il loro grado di reattività per mantenersi uniti l'uno all'altro. I velivoli, nella virata continua lungo la spirale emettono fumogeni e il leader, unendosi e separandosi dal gruppo determina gli allineamenti per formare le varie figure del programma.

I velivoli scendono lungo la spirale; quelli che emettono il fumogeno verde devono correre più veloci o alzarsi ed esprimono residui della classe I - istinto delle combinazioni; quelli che emettono il fumogeno rosso, invece, esprimono i residui della classe II - persistenza degli aggregati.

I bianchi esprimono residui di altre classi: comunque procedono a velocità costante compensando le forze di gravità e centrifuga per mantenerla e ciò sino a quando procedono esattamente sulla linea della spirale.

Dirò allora che la reattività dei bianchi è zero e in conseguenza, per chi emette il fumogeno verde la reattività è positiva, mentre è negativa per chi emette il fumogeno rosso.

Cosa vuol dire questa raffigurazione in termini di socialità?

Chi sono i bianchi se i verdi esprimono residui di classe I ed i rossi quelli di classe II?

Le Frecce Tricolori non gareggiano tra loro.

Durante le esibizioni, agiscono secondo un destino predeterminato che conoscono istante per istante e che dipende dalla posizione che occupa il Leader che comparirà e sparirà in un istante.

Allora il Leader è il Deus ex machina e, nella machina, verdi e rossi hanno solo il compito di seguire affiancati nella linea segnata dai bianchi che rappresentano residui di classe intermedia diversa che non nascono dall'istinto delle combinazioni né dalla determinazione di fissare gli aggregati, ma che sono strategici per mantenere la perfetta riuscita della manifestazione secondo la linea guida impostata dal Leader.

Il Leader impone l'idea contenuta in un programma condiviso da tutti che non ha tempo perché non cambia mai o almeno sino a quando la bandiera italiana sarà così come è nata il 7 gennaio 1797 a Reggio Emilia come tricolore della Repubblica Cispadana su proposta di Giuseppe Compagnoni: verde, rossa e bianca.

Per un necessario confronto con quanto detto nel capitolo precedente nel quale il diagramma di reattività si svolgeva lungo il tronco di un cono, in questo ho voluto rappresentarle lungo un cilindro perché ritengo, che diversamente dallo svolgimento di America's cup in cui ogni regata ha una storia a sé, le manifestazioni delle Frecce Tricolori hanno tutte la stessa storia: richiedono, nel complesso, le stesse risorse e seguono lo stesso progetto perchè l'interesse per spettacolarità dell'evento supera quello per l'emulazione sportiva .

Per concludere, osservo che, durante le manifestazioni, la Pattuglia delle Frecce Tricolori gestiscono i propri residui esclusivamente sulla base di derivazioni sostenute da ragionamenti logici, mentre i ragionamenti non logici possono riguardare casistiche che riguardano solo casi di emergenza ricadenti in procedure non contemplate dallo specifico programma della manifestazione.

Per concludere, osservo che:

Le Frecce tricolori assolvono la funzione di far parte

    1. di una struttura operativa di combattimento dell'Aeronautica Militare Italiana specificatamente destinata, anche,
    2. ad addestrare piloti di combttimento a loro immagine e
    3. a rappresentare l'Arma nelle manifestazioni ufficiali.

Le loro qualità residuali si valutano in relazione alle ragioni ( derivazioni ) che si estrinsecano nelle nozioni in campo tecnologico e nella continua preparazione atletica unite a forte competitività professionale che si esplica per realizzare una strettissima coesione di gruppo che giustificano la loro efficiente operatività ( derivate ) attuata da un progetto di gestione di risorse umane e tecnologiche costituito per mantenere elevata al massimo livello, l'immagine dell'Aeronautica Militare Italiana ( l'insieme dei residui ).

 

Le azioni, la costante e la variabile

In sintesi le Frecce Tricolori operano sul piano professionale su tre linee di azioni, tutte nettamente distinte e tutte a livello di eccellenza:

  1. Addestramento dei piloti da combattimento (i top gun , per dirla all'americana);
  2. Operatività in caso di attacchi nemici sul territorio nazionale;
  3. Rappresentanza dell'Aeronautica Militare Italiana con manifestazioni acrobatiche collettive.

Il comportamento, per ogni linea di attività dando per compiute tutte le azioni logiche di Classe I , caratterizzate dalla conformità tra mezzi e fini a livello sperimentale, rientrano sempre nella Classe II - genere IV che si gioca tra il genere IVa ( il fine oggettivo sarebbe accettato dal soggetto se lo conoscesse ) ed il genere IVb ( il fine oggettivo sarebbe respinto dal soggetto se lo conoscesse ). Non credo che nel caso specifico siano contemplabili azioni non logiche della Classe II - Genere II (fine logico oggettivo no; soggettivo sì), ove il fine oggettivo non è sperimentalmente coincidente con quello soggettivo, perché nel DNA delle Frecce Tricolori tale tipo di azione, ove fosse necessario compierla obbligherebbe chi si trovasse in quella indesiderata situazione (mai verificata) di gridare My day! My day! Ma ho fondato motivo di credere anche questo evento è previsto e sperimentato specie dopo l'incidente di Ramstein il 23 agosto 1988(*)!!! Nel prosieguo, mi riprometto di trattare anche a questo doloroso accadimento.

Nel capitolo precedente avevo individuato due costanti ed una variabile. Le costanti erano il progetto e la sportività e la variabile era la tecnologia. Qui variabili non ci sono. Ovvero le variabili si trovano fuori dal progetto. Niente migliora e niente peggiora: tutto è sempre perfetto nell'ambito della tecnologia prevista dal progetto.

Per aumentare le performance occorre cambiare progetto e sperimentarlo di nuovo sino alla perfezione.

E' questa la ragione per cui, nel percorso che ho idealizzato, gli aerei volano in spirale attorno ad un cilindro e non attorno ad un tronco di cono come le barche di America's Cup ! Infatti i residui sono tutti della massima qualità, ovvero la reattività sociale del gruppo è sempre al top del progetto in corso d'opera. Se il progetto prevede maggiore efficienza aumenta, in ogni caso il diametro del cilindro lungo il quale si svolge la spirale.

Sinora non ho parlato di tecnologia se non come uno dei tanti elementi che fanno parte del progetto. Il perché sta nel fatto che le Frecce Tricolori hanno in dotazione aerei caccia conformati allo stesso tipo di quelli da combattimento opportunamente modificati per l'addestramento dei piloti e dotati di apparato per la produzione dei fumogeni.

Tuttavia c'è ancora qualcosa in comune un' idea che non si estrinseca in una coppa ma si esprime disegnando nel cielo i brillanti colori della bandiera italiana: verde, bianco e rosso. La bandiera che è nata all'epoca dei lumi a seguito della rivoluzione del 14 luglio 1789 e che dal Risorgimento ci ha accompagnato con sofferte vicende sino all'Unità d'Italia e alla formazione di una democrazia compiuta tutt'ora in fase di gestazione.

 

 

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(*)
L' incidente di Ramstein è uno tra i più gravi incidenti aerei verificatisi durante un'esibizione acrobatica. Domenica 28 agosto 1988, durante l'Airshow Flugtag '88 nella base statunitense di Ramstein (Germania), l'esibizione acrobatica delle Frecce Tricolori, la pattuglia acrobatica italiana, si trasformò in tragedia. Durante l'esecuzione della figura detta del "Cardioide", gli Aermacchi MB-339 del Tenente Colonnello Ivo Nutarelli ( Pony 10 della formazione), del Tenente Colonnello Mario Naldini ( Pony 1 ) e del Capitano Giorgio Alessio ( Pony 2 ) entrarono in collisione ad un'altezza di circa 40 metri dal suolo. Gli aerei numero 1 e 2 precipitarono in fiamme ai lati della pista. Il terzo aereo, sempre in fiamme, si abbatté sulla folla. Oltre ai tre piloti, persero la vita 67 spettatori (51 il giorno dell'incidente e 16 nelle settimane successive, deceduti a causa delle ustioni riportate), per la maggior parte tedeschi: tra essi, molti bambini. I feriti, ricoverati in 46 ospedali, furono circa 1.000, di cui 347 gravi. In seguito alla tragedia di Ramstein, furono riviste le misure di sicurezza nelle esibizioni aeree, allontanando il pubblico dall'area delle evoluzioni acrobatiche. I resti delle frecce tricolori coinvolte si possono vedere presso il Museo dell'Aviazione di Rimini dove una lapide commemorativa ricorda i morti di questo tragico incidente.

 

Rosignano Solvay 12 agosto 2007

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