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Follia
di Pietro Bondanini

Entelechia? No grazie! Propongo il termine di
follia … sino a quando funziona!

 

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Ho sempre avuto la dilettantesca passione di leggere e di seguire cose di scienza e di filosofia tenendomi aggiornato quel tanto che basta per soddisfare la mia personale curiosità.

La cosa non mi ha recato vantaggi sul piano dei contatti umani; anzi, se avessi avuto qualche altra passione come quella di tifoso di una squadra di calcio, le mie puntate al bar aziendale, alle vigilie e nei giorni successivi le manifestazioni sportive, sarebbero state meno fugaci, come, al contrario era nelle altre giornate in cui la conversazione poteva cadere su altri temi che ritenevo assai più interessanti.

Dico queste cose perché la passione con la quale tratto gli argomenti di questa sezione è analoga a quella di chi segue la propria squadra del cuore!
Sin qui ho tratto dal filosofo quel tanto che basta per arrivare a farmi cacciare da tutti i bar d’ItaliaEdvard Munch (1863-1944) - L'urlo   e dintorni: “Fatto entelechiano? No party!” …. e, a questo punto, devo porre rimedio alla cosa sostituendolo con un altro termine che lo renda anche più comprensibile.

Senza ripercorrere i passi della ricerca nel campo della fisica sui quali, peraltro, mi sono documentato su vari libri di divulgazione scientifica tra i quali, di Antonino Zichichi (Perché io credo in colui che ha fatto il mondo – 1999 e Galilei divin uomo - 2001, entrambi editi da “Il Saggiatore”) e di Stephen Hawking (Dal big bang ai buchi neri edito da Rizzoli -1988), arrivo direttamente alle conclusioni alle quali è giunta la scienza che, per denominare le particelle subnucleari, scoperte nel primo quarto del secolo scorso, ha usato termini di fantasia anziché il greco come tradizionalmente avveniva.

Il greco classico è servito sino alla scoperta che l’atomo è divisibile in tre parti le quali, appunto, furono chiamate protone (il primo), elettrone e neutrone; successivamente, quando i fisici si resero conto che la forza di gravità da sola, senza la presenza di altre forze, non era sufficiente per impedire il collasso dell’atomo, scoprirono le particelle subnucleari che appunto generano quelle forze atte a mantenerlo in equilibrio.

E così i fisici scatenarono la loro fantasia: Murray Gell-Mann scelse il termine “quark” per denominare questa essenziale particella, senza la quale nulla esisterebbe, da una brano da “La veglia di Finnegan” di James Joyce: “quark” figura tra le centinaia di suoni, rumori, parole inesistenti che compaiono nel sogno corrotto dall’ubriachezza di Finnegam!

I fisici scoprirono poi che esistono diverse varietà di quark e le chiamarono: su, giù, strano, incantato, fondo e cima.
Così la scienza, al punto in cui è giunta, si è liberata dalla classicità in cui è vissuta sino allora, per percorrere nuove strade svincolate da tutte le teorie precedenti.

Queste ultime, peraltro, ne costituiscono ancora i pilastri: Aristotele credeva che la materia contenuta nell’universo fosse composta da quattro elementi (terra, acqua, aria e fuoco); Democrito pensava che la materia fosse costituita da un gran numero di tipi di atomo (in greco, indivisibile): entrambi avevano ragione dal loro punto di vista ed il loro è ancor oggi considerato un assunto da dimostrare in quanto la scienza è ancora ben lungi dallo svelare tutti i misteri della natura.

Aristotele e Democrito hanno formulato queste teorie dopo aver fatto un certo numero di osservazioni e indubbiamente bisogna riconoscere loro un grande merito perché, ancora oggi, sono considerati i precursori della scienza fisica e patrimonio della nostra cultura. Ma, per essere buone teorie, non è sufficiente fare una classificazione corretta dei fenomeni osservati; occorre, invece fare qualche predizione come appunto, ad esempio, nella teoria della gravitazione di Newton che è in grado di calcolare con alto grado di precisione, i moti dei satelliti intorno ai loro pianeti e dei pianeti intorno al sole.
Infine quando si è scoperto che l’atomo, che vuol dire indivisibile, è divisibile …. addio greco e gli scienziati hanno ricercato altrove la terminologia. James Joyce ha inventato la parola e Murray Gell-Mann gli ha dato un significato!

Tutto quanto precede riguarda la fisica!
Mi chiedo se esistono analogie anche nel susseguirsi delle vicende che riguardano le scienze umane. Se ci sono queste analogie è ragionevole considerare ancora valida la rappresentazione delle storie nazionali per mostrare l’epoca in cui viviamo e quella che tendenzialmente seguirà?
Infatti, come la lingua greca è servita sino alla scoperta del neutrone, a mio parere, le rappresentazioni storico cronologiche nazionali possono servire solo alla spiegazione delle vicende umane sino all’11 settembre 2001.

Con “Ground Zero” inizia una nuova era e da quell’accadimento le vicende umane debbono essere considerate in senso unitario: la storia va ripercorsa ricercando quei fatti, importanti, essenziali che hanno creato o interrotto i cicli epocali che l’umanità ha percorso evolvendosi sin dalla sua origine.

Fatti enetelechiani? No, grazie, propongo di chiamarli “follie”!


Roma, 5 maggio 2003

 


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