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Tsunami
di Pietro Bondanini

Tsunami: è una follia?

 

Da qualche tempo, meditavo di esaminare alcuni specifici aspetti degli eventi epocali per iniziare, a partire dai miti, la ricerca dei cosiddetti fatti entelechiani che ho ribattezzato "follie".

Ripensandoci, invece, ritengo opportuno presentare, a titolo di collaudo metodologico, un breve saggio riferito a due eventi che ritengo essenziali per impostare correttamente gli aspetti configuranti questo nostro tempo di globalizzazione umana.

Da quanto già scritto in precedenza ci si aspetterebbe che iniziassi questa esposizione con eventi diversi dal Diluvio universale o dalla cacciata degli idoli dalla Arabia o dalla scoperta dell 'America: così non è, e temo che sia alquanto difficile, se non impossibile, scoprirne altri che, come questi qui citati, appaiano più significativi ma, al tempo stesso, meno banali.

Il fatto è che tutte le follie sono banali, ma non banali sono i loro effetti che acquistano evidenza col passare del tempo e spesso dopo così tanto che la memoria d'uomo ne trova l'origine nel mito, mentre lo storico è costretto a frugare tra epigrafi e reperti archeologici per collegare i fatti gli uni agli altri.

La cosa è molto importante perchè delle follie se ne ricorda essenzialmente la terribilità e non i fatti sintomatici di cambiamento da essi provocati; i cambiamenti, prima sono latenti e poi maturano lentamente anche dopo innumerevoli generazioni.

 

In questo capitolo mi riferisco a due eventi, il primo antico, l' altro dei tempi che viviamo.

 

I

I Vangeli, quelli ritenuti canonici, furono scritti tra i trenta ed i settanta anni dopo l' Ascensione di Gesù Cristo e questi derivarono dalla tradizione orale acquisita attraverso la testimonianza di chi ebbe diretta conoscenza dei fatti: i quattro Evangelisti, appunto, vi trassero quelli che ritennero i più significativi per rappresentare i fondamenti della religione cristiana, omettendo altri, che sarebbero stati molto importanti per lo storico ma irrilevanti per il religioso.

Con la diffusione del Cristianesimo, i Vangeli furono tradotti in tutte le lingue e, tutt 'oggi, la Chiesa attribuisce sempre più importanza al fatto che le traduzioni vengano sempre rese adeguate ai tempi mantenendole intatte nel loro valore filologico.

Quel che resta delle fonti originarie, tramandate nei cosiddetti vangeli apocrifi, appartiene al mito e non è mai stato materia di fede ma spesso fonte di eresie.

Questo è quanto dal punto di vista religioso e teologico: dal punto di vista storico, invece, la prima traccia l'abbiamo negli atti degli Apostoli per le parti coincidenti con quanto scritto dal giudeo Flavio Giuseppe. E' poco, ma nell'insieme, il vero significato dell'evento fu l'inizio di quella grandiosa trasformazione del Mondo retto dalla divinità dell 'Augusto Imperatore dei Romani in Popoli Cristiani, originariamente ad opera di Paolo di Tarso, che, con la parola del Cristo “Rendete dunque a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio” (T 22, 15; Mc 12, 13-17; Lac 20, 20-26), condusse Costantino I detto il Grande a dare inizio alla diffusione del cristianesimo in tutto il mondo. Gli effetti di queste follie si manifestano quasi trecento anni dopo!

Il periodo ha inizio con l' apoteosi dell 'Imperatore ai tempi di Augusto (eletto Pontefice Massimo nel 12 d.C.) e la concomitante esistenza, morte e resurrezione di Gesù Cristo ai tempi di Tiberio; ha termine con la restituzione della divinità alla Chiesa dei Cristiani che nel frattempo si era costruita sulla cattedra di San Pietro Apostolo.

Nell'anno 313 la Storia Greco-romana finisce ed inizia la Storia dei Popoli Cristiani che è ancora la nostra!

La caduta dell'Impero Romano d'Occidente, peraltro iniziata proprio sotto Costantino, è tutt'altro discorso che appartiene ad una follia a parte che si sovrappone per intero su questa qui argomentata e che ancora oggi esercita i suoi effetti.

Passo a quello attuale.

 

II

Il ciclo delle due guerre mondiali del secolo scorso è terminato nel 1989 con la caduta del muro di Berlino che ha suggellato la fine della guerra fredda.

L'evento del muro di Berlino non fu particolarmente importante solo per gli effetti sul disarmo i cui negoziati iniziarono con l'ascesa al potere di Mikhail Gorbaciov prendendo particolare vigore nel 1986 in occasione del gravissimo incidente alla centrale nucleare di Chernobyl, ma soprattutto per un altro ciclo di negoziati, svoltisi in Uruguay dal 1986 (l'anno di Chernobyl) al 1994 che hanno portato alla costituzione, dal 1° gennaio 1995, dell'Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO), ove oggi (13 ottobre 2004) vi aderiscono 148 Paesi, tra i quali, da poco, anche la Cina.

Questi eventi, l'incidente di Chernobyl e la caduta del muro di Berlino, segnano allo stesso tempo un inizio ed una fine.

Ma ci si può chiedere: quale relazione può esserci tra una centrale nucleare in Ucraina ed un muro a Berlino con un disarmo e col commercio internazionale? La relazione ragionevolmente esiste e queste follie sono segnalibri importanti che indicano l'inizio e la fine dei cicli storici che formano l'essenza del nostro esistere

Il muro di Berlino ha chiuso la vicenda del disarmo ed ha dato vigore ai negoziati commerciali in senso globale e non più per blocchi d'influenza.

 

°°°

 

Ora, all'inizio di questo millennio, a che punto siamo?

In massima parte, i mass media parlano del WTO durante le giornate di protesta indette dai noglobal contro il suo cosiddetto strapotere, ma non per i suoi effetti benefici che per essere visibili potranno trascorrere anni ed anni ... !

Ecco cos'è il destino!

Si costruisce la pace attorno ad un trattato multilaterale e subito si mettono in azione i residui paretiani di persistenza degli aggregati (i noglobal finanziati da personaggi innominabili) contro quelli dell'istinto delle combinazioni (le nazioni che si adeguano ai requisiti prescritti dal trattato). Dopo alterne vicende tra questi opposti, si giungerà ad una biforcazione: prevarranno i residui paretiani dell'istinto delle combinazioni o quelli anzidetti della persistenza degli aggregati?

Le cose stanno in questi termini:

  • se si parte dai presupposti istituzionali del WTO è bene che il commercio mondiale si consolidi sulle basi del libero mercato;
  • se si parte dalla posizioni dei Noglobal, il WTO è una istituzione che deve essere abolita senza proporre alcuna soluzione alternativa (nel loro gergo, senza se e senza ma).

Quindi, a parer mio, uno dei prodotti più clamorosi per i suoi effetti a lungo termine originati dagli eventi del secolo scorso è appunto la fondazione del WTO.

Quest'evento, ripeto molto importante, fa parte di una follia che, per semplificare il discorso con riserva di ampliarlo in seguito, fisso all'inizio della seconda guerra mondiale.

L'evento si manifestò il 6 gennaio 1941 con la Proclamazione delle quattro libertà da parte del Presidente Franklin Delano Roosvelt al Congresso degli Stati Uniti d'America:

  1. libertà di parola
  2. libertà di culto
  3. libertà dal bisogno
  4. libertà dalla paura

ed ebbe termine Il 26 giugno 1945, a conclusione della Conferenza di S. Francisco con la costituzione, al posto della Società delle Nazioni, dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), alla quale fecero parte inizialmente 51 nazioni.

Stalin, per l'adesione dell'URSS, durante la Conferenza di Jalta (4.11.1945), pretese la divisione della Germania in quattro Zone e che le decisioni fondamentali fossero prese ad unanimità dai cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, rappresentanti rispettivamente l'Unione Sovietica, la Francia, la Gran Bretagna, il Canada e gli Stati Uniti d'America.

Dal contenuto della Proclamazione del 6 gennaio 1941 a quello della Dichiarazione dei Principi fondamentali della Carta dell'ONU si rileva una differenza abissale principalmente costituita dalla supremazia dello "Stato" sulla "Persona" ed il mancato accenno alla libertà tralasciando persino quella della parola.

La Proclamazione di Roosvelt riguardava l'uomo singolo, i Principi fondamentali, invece:

  1. la salvaguardia della pace mondiale
  2. la tutela dei diritti dell'uomo
  3. l'equiparazione giuridica di tutti i popoli
  4. il miglioramento del tenore di vita in tutto il mondo

Questi quattro principi: salvaguardia della pace, tutela dei diritti, equiparazione giuridica e miglioramento del tenore di vita, sono tuttora prerogative inderogabili degli stati membri che possono porre in opera, senza che gli organi dell'ONU possano in alcun modo intervenire, politiche sia liberali che pianificate ed ancor peggio imporre la tirannia continuando ad imbastire programmi utopici coercitivi nei confronti della popolazione.

Dal 24 ottobre 1945, giorno dell'entrata in vigore della Carta, dichiarato "Giornata delle Nazioni Unite", a quasi 50 anni dalla sua entrata in vigore, nulla è cambiato sotto il profilo istitutivo, nonostante la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo (buone intenzioni condivisibili ma non attuate) adottata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 Dicembre 1948 e la rovinosa, ma incruenta caduta dell'impero sovietico avvenuta quasi quindici anni or sono. Ovvero sì, qualcosa è cambiato: come detto sopra, l'istituzione del WTO e l'interessamento sempre più specifico delle nazioni a farvi parte.

Ora, direbbe Pareto, è vigente un confronto animato tra coloro che coltivano l'istinto delle combinazioni (i riformisti) e coloro che riscaldano la minestra della persistenza degli aggregati, vischiosa e di tinta indistinta formata dalla mistura dei sette colori dell'arcobaleno (i conservatori). Questo per dire che, come già tanti hanno capito, attualmente nei paesi occidentali non già appartenenti al blocco sovietico, i conservatori di ieri sono i riformisti di oggi ed i conservatori di oggi erano i riformisti di ieri.

Chi, ai nostri tempi si proclama fascista o comunista e soprattutto chi ha per fede politica il solo antiqualcosa è comunque fuori dal gioco: da solo fastidio come le mosche ed è consigliabile che tenga per sè le proprie insane nostalgie.

Mi fermo qui perchè c'è chi ne sa più di me, in geopolitica.

In questa materia suggerisco vivamente di leggere "Geopolitica del ventunesimo secolo" di Carlo Jean (Laterza Editori).

Ho dedicato questo capitolo allo "tsunami" che sembra non pertinente al contenuto che ho sviluppato.

Non modifico questa dedica, ma affermo invece che è pertinente perchè già dalla mattinata del 26 dicembre scorso, osservando alla televisione l'enormità del disastro provocato da questo catastrofico evento che ha colpito le popolazioni del sud est asiatico, ho esclamato: "Ma questo è una follia"!

Ne parlerò nei prossimi capitoli.

Roma, 16 gennaio 2005
Revisione del 25 aprile 2005

Questa pagina scritta in occasione di un disastro naturale che impressionò l'umanità il 26 dicembre 2004, necessita di un aggiornamento, alla luce degli avvenimenti che stanno interessando la politica italiana di questa primavera.

Tuttavia la meditazione fondata sulla questione Tsunami, è una follia? rimane e si trasforma in questa: la follia Berlusconi è questa di oggi del 2008 oppure quella del 2004 quando egli decise di entrare in politica?

C'è razionalità nel succedersi delle follie?

Perchè il Popolo ha atteso quattordici anni per capire un cambiamento che Berlusconi, già prima del 1994, aveva intuito?

 

Roma, 28 aprile 2008

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