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Potenza
di Pietro Bondanini

Aristotele spiega quello che fu il dramma di Pipirillo: potenza, ovvero capacità di resistere ad un mutamento tecnologico; entelechia, ovvero atto finale a completamento di un ciclo epocale.

 

Sino ad ora mi sono limitato a parlare di complicazioni e di capacità di adattamento e ho parlato di questi concetti a ruota libera, non curandomi di chi altro nel passato ne abbia disquisito con più rigore.

Per esser sincero, ho consultato anche il Dizionario di Filosofia(*) e ho constatato che il termine complicazione con quello di implicazione è stato usato solo dal Cusano (Niccolò Krebs: Cues 1401- Todi 1464), peraltro, in un contesto non pertinente con gli argomenti che intendo sviluppare.

Non così per i termini di potenza e di cambiamento. Per questi meglio di Aristotele, vissuto duemila anni prima del Cusano, non c’è nessuno per aiutarmi ad esprimere i miei pensieri e a concludere il mio ragionamento.

Aristotele definì il principio di potenza come possibilità di realizzare un mutamento qualsiasi. Vi ha tratto quattro significati specifici e precisamente:

  1. la capacità di effettuare un mutamento in altro o in se stesso (potenza attiva);
  2. la capacità di subire un mutamento da altro o da se stesso (potenza passiva);
  3. la capacità di mutare o di essere mutato in meglio piuttosto che in peggio;
  4. la capacità di resistere a qualsiasi mutamento.

Nel concetto è insita un'ambiguità fondamentale perché la capacità può essere intesa sia come possibilità che come predeterminazione o preesistenza dell'attuale.

Della questione se ne discute ancora oggi, ma di questo ne parlo altrove (Argomenti > Eventi di oggi visti ieri > Storia e Argomenti > L'attimo fatale > Il percorso di vita).

°°°

Pipirillo sfidò la radio, che è un più efficiente sistema di comunicazione a distanza del suo, continuando a far risuonare la campana. In tal modo, oppose resistenza al mutamento tecnologico e chiuse un ciclo epocale: un’entelechia che, ricalcando un altro concetto aristotelico, indica l'atto finale e perfetto, cioè la compiuta realizzazione della potenza.

Infatti, l’8 settembre 1943, la campana sulla Torre civica di Verucchio cadde in disuso; contemporaneamente, la radio - a quei tempi ancora strumento tecnologico incompleto in tutte le sue potenziali applicazioni - sanciva un cambiamento radicale nelle abitudini di vita della gente.

Le notizie non avrebbero più avuto diffusione nel modo tradizionale, ma sarebbero state diffuse in modo globale ed istantaneo, di casa in casa, in tutte le valli e in tutte le pianure, urbi et orbi, nello stesso istante.

Quindi un fatto (adozione della radio) determina l’evento entelechia ogni qual volta, nella successione degli accadimenti, avviene un cambiamento che porti a trasformare in modo irreversibile le abitudini di vita della gente. In altre parole, si manifesta una entelechia, quando, da un certo momento, l’insieme dei nuovi accadimenti perdono il nesso di causalità e/o di casualità con quelli precedenti evidenziando quel fenomeno che, oggi, i fisici chiamano discontinuità.

Quali le considerazioni conclusive sul personaggio Pipirillo? Con Pipirillo si concluse il ciclo epocale della campana che, da allora, non avrebbe mai più comunicato accadimenti importanti (causa-effetto) e, allo stesso tempo, la probabilità che sarebbe stata usata con quello scopo cadde a zero (nesso di casualità)! Era prevedibile, all’epoca della formulazione della teoria della propagazione delle onde elettromagnetiche, l’invenzione della radio ed il pensionamento della Campana col suo autorevole e rappresentativo addetto?

°°°

Guglielmo Marconi (Bologna 1874 – Roma 1937) iniziava i suoi esperimenti sulla comunicazione via etere utilizzando le onde elettromagnetiche tra il 1894 ed il 1895 mettendo in atto quanto Heinrich Rudolf Herzt (Amburgo 1857 – Bonn 1894) aveva scientificamente confermato in merito alla teoria formulata da Jemes Klerk Maxwell (Edimburgo 1831 – Cambridge 1879).

In poco più di un secolo, grazie a due grandi fisici e ad un illustre inventore, i cittadini di Verucchio beneficiando del nuovo ed efficiente sistema di comunicazione di massa determinarono il pensionamento definitivo della campana sulla torre civica.

Se la campana suona ancora a Verucchio o altrove, non è più per comunicare, ma per commemorare o per rinnovare periodicamente una tradizione civile o religiosa.

Ho vissuto il dramma di Pipirillo.

Ho assistito all’entelechia campana-radio l’8 settembre 1943, altri hanno vissuto questo dramma un po’ prima o un po’ dopo.

Ma l’8 settembre 1943 è una ricorrenza ben più importante, come spiegato in questa pagina, e mi chiedo tutt’ora: la firma dell’armistizio completò o meno un periodo entelechiano?

 

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(*) Definizioni tratte dal "Dizionario di filosofia" di Nicola Abbagnano - Terza edizione aggiornata e ampliata da Giovanni Fornero (UTET - 2001).


Roma, 24 dicembre 2002



Dopo quasi sei anni da quando ho scritto questa pagina, riprendo in esame il cambiamento per evidenziare che l'evolversi degli eventi assume una tale velocità da farci perdere molti dei punti di riferimento che costituiscono la base del nostro esistere.
Il pretesto me lo offre l'amico Kara, che nel suo blog, ha postato questo scritto che riporto qui nella sua parte essenziale.

Come possiamo identificare una nuova generazione od il passaggio generazionale? Nel tempo non ho mai trovato una esauriente risposta e nemmeno l'osservazione della società mi ha fornito la giusta conclusione. Tuttavia è probabile che stessi guardando nella direzione sbagliata, cercando di trovare uno schema applicabile ai soli individui; stavo perdendo il contesto sociale e le sue dinamiche.
Ribaltando il quadro indiziario, potrei dire che non sono le generazioni a forgiare la società, ma la società a distinguere le generazioni. Nel medioevo la differenza tra un giovane e suo nonno era minima: stessi valori, stessa condizione sociale, stesse conoscenze. La società feudale era molto statica, cambiavano soltanto i regnanti. Viceversa la differenza tra un giovane del 2000 e suo nonno è abissale: è soprattutto la tecnologia e la capacità di utilizzarla al meglio che crea un salto così netto. La perdita dei valori di base fa il resto. Anche molti genitori di figli ventenni si trovano un passo indietro nella scala generazionale, perchè non riescono a star dietro a tutte le novità tecnologiche.
Generalizzando sono propenso a pensare che siano i grandi cambiamenti nella struttura sociale che determinano la nascita di una generazione, non tanto quel valore medio di tot anni che comunemente viene preso come riferimento.
Se X è il tempo medio, in anni, tra la nascita dei genitori e quella dei figli e Y il tempo medio con cui avvengono eventi tali da indurre profondi cambiamenti nella società e nel suo stile di vita, allora quanto più Y si avvicina ad X tanto più marcato è il salto generazionale e la divisione risulta avere contorni netti. Per Y molto grandi, dell'ordine di 4X, lo scalino tra generazioni scompare tanto che potremmo pensarle inesistenti sul piano sociale. Per Y molti piccoli, dell'ordine di 1/2X, invece si viene a creare un accavallamento generazionale che non riduce l'altezza complessiva dello scalino ma lo suddivide in scalini di altezze inferiori: vantaggio di comunicazione da una parte ma anche problemi di senso di appartenenza dall'altra.

Ed ecco la mia risposta.

Stai parlando di tre cose diverse: degli eventi, del tempo e dei percorsi/progetti di vita delle persone.
Pensi che possano trovarsi delle correlazioni tra questi elementi?
A me non pare. Il cambiamento che colpisce la vivenza delle persone è determinato da eventi più o meno dipendenti dalle azioni umane. Il cambiamento costringe le persone ad adattarsi al nuovo. C'è chi è più svelto e chi meno: il tempo e l'età non hanno rilevanza, ma la società stravolta dagli eventi che passano più o meno velocemente è sollecitata a trovare continuamente nuovi equilibri.
Tu dici che “non sono le generazioni a forgiare la società, ma la società a distinguere le generazioni”. Hai ragione solo nel pensare che le generazioni non forgiano la società, ma, al contrario di quanto pensi, la società, invece, non forgia nulla: si adatta evolvendo o scomparendo. Sono le persone che, nel loro insieme, devono reperire l'energia sufficiente per cambiare, ovvero esprimere una reattività competitiva ed efficace per evolversi, senza perdere la coesione che in precedenza si era formata nel clima sociale precedente.
Qui sta la chiave dello sviluppo delle molteplici società umane che - unite ed integrate - si avviano a formare la società globale della conoscenza, capace di far rialzare anche chi cade e che ha difficoltà di adattarsi.
Da come scrivi, mi sembra che tu sia un po' classista con matrice materialista.

Questi due brevi brani fanno apparire in tutta evidenza il significato di entelechia che riassume l'incompleta compiutezza della società umana che alterna cicli generazionali di completamento e disgregazione.

Quale senso ha questa constatazione? Esiste una finalità ultima all'alternarsi di questi cicli? Esiste un collante che spinge la società ad un continuo adattamento competitivo?

Due sono le risposte alle mie domande: la nostra civiltà occidentale sarà fagocitata dalla barbarie, oppure evolverà trascinando le altre civiltà verso una nuova forma sociale che coniuga la libertà oltre i vincoli del bisogno materiale.


Cala dei Medici, 08 08 2008


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Fatti di ieri, idee di oggi
01-Introduzione
02-Complicazioni
03-La Torre civica
04-Potenza
05-Follia
06-La prima follia:      Babele
Van Coppenol, il calligrafo
07-Via Vilfredo       Pareto
08-Le azioni degli       uomini
09-Residui e       derivazioni
10-Follie e reattività      sociale
11-Noi ed il nostro      futuro
12-Da una boa      all'altra
13-Le Frecce      Tricolori
14-La Matrioska
15-Il Fantolino
16-Tre pilastri per un'      idea
17-Idee circolanti
18-Circolazione      delle Elette
19-Tsunami
20-Sapienza e      scienza
 
 
 
 


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