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Tre pilastri per un'idea
di Pietro Bondanini

Un bipolarismo radicato sulle idee non crea un equilibrio sociale; crea una forma di classismo che tende a portarsi verso un centro che genera una catena inestricabile di compromessi .

Talvolta l'esperienza conferma l'esattezza di una teoria; talvolta l'esperienza non produce teorie, ma risultati che, nell'insieme, formano un ragionevole convincimento. La maggior parte degli atti umani non si regge su verità assolute, ma su ragionevoli convincimenti formati sulle conoscenze acquisite con l'esperienza.

Per superare i problemi contingenti occorre che la società manifesti una comune fede condivisa costruita su una verità sorgente dal dinamico rapporto tra esperienza e convincimento.

Le ideologie non vivono su questo rapporto, le idee condivisibili nascono da questo rapporto.

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Non voglio dilungarmi per rappresentare come operare l'integrazione tra convincimenti ed esperienze; ma sollevo la questione per sottolineare quanto sia importante il rapporto Verità-Fede che si regge solo sulla tautologia: Non c'è verità senza fede e non c'è fede senza verità.

Che la verità nasca dalla fede è vero solo se attorno alla fede nasce la profonda convinzione di non disporre niente di diverso per agire correttamente e, a tal fine, questa convinzione viene trasfusa nell'Idea che tutto ciò che la contrasti sia falso. Quindi la fede non può che essere una sola per ogni azione che l'uomo voglia intraprendere e ciò è spiegato in modo magistrale nel primo versetto al Capitolo Undici della Lettera agli Ebrei:

La fede è un modo di possedere già le cose che si sperano, di conoscere già le cose che non si vedono.

Non si parla di verità! La verità è sottintesa ed è unica perché non sarebbe verità. Si parla di fede in qualcosa che si possiede; qualcosa di comune a tutti che spinge tutti a formare un' idea per una vivenza da condividere per la vita. Per questa idea non occorre darsene ragione ma diventa Verità dal momento che è condivisa da tutti e tutti operano in modo coerente con questa.

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Qui non sto parlando di verità trascendentali da ascrivere all'empireo delle idee pure, ma di fenomeni concreti e stabili nel tempo legati alla natura stessa delle cose.

Se penso all'organismo sociale, debbo associarlo ad una realtà di cose che lo costituisce; non certo a ciò che ipoteticamente potrebbe essere un insieme di individui personificati in uno dei bambolotti della Matrioska nella quale, tutti, per le loro azioni, necessariamente possono disporre solo di una copertura logica parziale a livello di certezza sperimentale!

Nella pagina precedente ho detto che smontare la Matrioska, ovvero separare gli organismi sociali significa infatti costruire mostruose falsità che conducono a processi di analisi e sintesi che, come ho già detto, scompongono validi convincimenti per ricomporli ed unificarli in altri enunciando, come sostiene Pareto, teorie fondate su fatti deformati.

L'uomo sociale è il contenuto della Matrioska nella sua interezza, una realtà immutabile che si mantiene indivisa e si ricompone continuamente al seguito degli sconquassi causati dalle follie. E, perchè questo avvenga occorre che si attui appieno il paradigma che regge l'umanità: possedere una cultura che faccia la persona libera di disporre di ciò che ha e di ciò che fa. Il progetto sociale non può che essere costruito su questi tre pilastri:

  1. Libertà,
  2. Persona e famiglia,
  3. Cultura e responsabilità.
1. Libertà

L'uomo sociale è una realtà immutabile che si mantiene indivisa e si ricompone continuamente al seguito delle perturbazioni causate dalle follie.

Ogni persona vive nell'immanente; oltre, c'è il trascendente; il collante che tiene uniti i soggetti è l'idea che induce le persone a tenersi unite. La libertà di essere si manifesta come un bisogno; per soddisfare il quale si paga un prezzo in termini di vincoli che rappresentano il corrispettivo del benessere sociale.

La persona si associa solo per questa libertà e il tessuto sociale regge solo quando la libertà è assicurata in modo sufficiente e tale da non invadere la sfera delle libertà trascendenti che, a nessun prezzo, sono negoziabili, né collettivamente né individualmente.

Lo Stato quale lo intendiamo ancora oggi, è cosa diversa. Induce a considerare altri sentimenti come prioritari rispetto a quelli che ho ora menzionato. L'affermare che la libertà è un diritto è già uccidere la libertà. Il sentimento del diritto nasce non dalla libertà ma esclusivamente dai vincoli connessi al tessuto sociale.

Si nasce liberi.

Non si nasce col diritto di essere liberi!!

Se ho diritto di essere libero, vuol dire che la mia libertà è regolamentata: questo, a mio parere è una contraddizione al termine stesso di libertà: vuol dire che tutti i miei atti, dalla nascita alla morte sono soggetti alla legge, anche quelli che non hanno rilevanza sociale se non operando forzature che, appunto offendono la libertà dei singoli.

In sostanza, nell'immanente, il costo sociale della libertà è rappresentato dai vincoli che i soggetti riuniti in società sono disposti a sottoporsi per una pacifica conduzione dell'esistenza. Nel trascendente, c'è tutto il resto: la persona e la sua esistenza, il cui peso è costituito solo da quei vincoli.

Questa Verità è il primo assioma che regge il paradigma dell'esistenza della persona nella società.

2. Persona e famiglia

(...) Il vincolo primordiale che lega la persona alla società è costituito dall'appartenenza alla famiglia e dall'integrazione di quest'ultima nella società. ... (da completare)

3. Cultura e responsabilità

(...) La società evoluta si attua in un contesto culturale che fa della persona e della famiglia il fondamento della vita; la giustizia rappresenta il corrispettivo del danno che emerge dagli atti che le persone commettono in danno a se stesse e agli altri.

Da questo terzo assioma, il diritto discende dalla cultura e la responsabiltà, che è il riflesso della cultura, rappresenta il motore della giustizia. ... (da completare)

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Il progetto sociale deve nascere dai modelli esistenti: occorre analizzarli, stabilirne i punti di debolezza e portarli a termine con un programma in cui sono individuate le aree di sviluppo e le aree di consolidamento per raggiungere una finalità che collima con il pacifico sfruttamento delle risorse disponibili.

Questo modello, oggi, è quello al quale si conformano socialisti e liberali ognuno dei quali dovrebbe alternarsi nella conduzione politica muovendo le loro azioni ora stimolando Residui di I Classe ricadenti nell' istinto delle combinazioni ed ora quelli di II Classe ricadenti nella persistenza degli aggregati. Ma quale è il modello migliore?

A mio parere, non è possibile la coesistenza di due modelli contrapposti. Un modello sociale deve essere unico e riferirsi ad un'Unica Idea.

Un bipolarismo radicato sulle idee non crea un equilibrio sociale; crea una forma di classismo che tende a portarsi verso un centro che genera una catena inestricabile di compromessi .

Diverso è il caso del bipolarismo radicato sui fatti e orientato su un' unica idea (mi pare pleonastico dire che non si tratta di un'unica ideologia). Il centrismo non ha più ragione di esistere perché sulle idee si forma una cristallizzazione nella quale i valori assumono il nocciolo duro sui quali si costruiscono più progetti, ma con un unico scopo: il miglioramento della qualità della vita di tutti. Il centrismo è come il fumogeno bianco delle Frecce Tricolori: ho immaginato che rappresentasse l'Idea con una reattività sociale equivalente a zero. Ora pensare al centrismo come idea è corretto, ma usarlo per mediare i termini del programma dei rossi con quelli dei verdi è davvero folle. E' la follia che inquina la politica italiana da troppi anni!

Non voglio scendere in altri particolari e lascio solo a chi mi legge immaginare il percorso della Democrazia Cristiana dalla morte di Alcide De Gasperi in poi . e questa storia non è ancora finita!

Un dilemma: social-liberalismo o liberalismo-sociale?

Per sviluppare questo dilemma in una cornice di stretta razionalità, è necessario definire come dati i concetti in modo che assumano un significato univoco per essere trattati secondo il loro grado di misurabilità nel senso, nella direzione e nell'intensità.

Allo stesso tempo considero questi dati nel contesto della civiltà allo stato in cui viviamo. In Fatti di ieri, idee di oggi , che è il titolo di questa parte di Argomenti del passato, al presente, non voglio discostarmi dal concetto di osservare la realtà di oggi attraverso quella di ieri e, pertanto, il ieri che rappresento è un ieri che si proietta sul domani.

Nella parte che segue, Fatti di oggi, idee di ieri sarà il rovescio. Cosa in realtà pensa l'uomo di oggi sul proprio destino, con gli occhiali di ieri.

Sono quindi i fenomeni sociali di oggi ed i pensieri che vi si sviluppano attorno i punti focali da esaminare in ogni loro aspetto tendenziale; non le ideologie che ancora imperversano per il tentativo di costruire un'altra torre di Babele: tutte teorie utopiche che portano l'uomo a dividersi in ceti o classi sotto il giogo della tirannia monarchica od oligarchica che sia.

A questo punto, mi chiedo quale idea (non l'ideologia), intesa come fondante, è più adatta per guidare la società a comportarsi in modo più razionale?

Come già detto, è giocoforza limitare l'esame a quelle già esistenti (altre, nuove, sarebbero utopie) e alle due che ritengo siano le uniche che conservino una loro propria validità sotto il profilo politico: entrambe ispirate alla libertà e alla forma democratica.

La prima è l' idea socialista, l'altra è l' idea liberale e, al riguardo, ritengo sia indispensabile enucleare quanto ci sia di comune tra esse in modo da costruire un unico progetto sul quale costituire due orientamenti l'uno proteso a soluzioni innovative sul piano della socialità svolgendo Forze d'impulso (Fi) che generano prevalentemente residui di Classe I - Istinto delle combinazioni ; l'altra sul piano del mantenimento dell'equilibrio socio-economico, della concorrenza, dell'efficienza dei servizi sociali compatibile con le risorse previste dal Bilancio Pubblico stimolando Forze neutralizzanti (Fn) che generano prevalentemente residui di Classe II - Persistenza degli aggregati.

Premesso che, per entrambi socialisti e liberali, la libertà è l'espressione di tutti gli ordinamenti istituzionali dell'umanità, quale dei due modi di manifestarsi dei residui risulta più efficiente?

  • Il residuo operante con lo sfruttamento delle risorse con la speranza di realizzare la vivenza che si considera indispensabile per il benessere sociale e per la felicità che si presume di tutti , oppure
  • il residuo operante con lo sfruttamento delle risorse con la speranza di realizzare, con le risorse disponibili , una vivenza che si considera indispensabile per il benessere di ognuno nella società e per la felicità che ognuno pensa di realizzare per se stesso ?

Il dilemma che nasconde la duplice conformazione di un'unica Idea, chiude questa pagina, ma formerà la materia fondamentale che tratterò nella IV parte - Pecunia e moneta , con l'intento chiaro di non confondere le fasi di analisi tra i diversi ordini che, nel progettare lo schema di equilibrio sociale (Es), ho individuato che sono come già visto al capitolo 10 - Follie e reattività sociale:

  1. L'ordine generante dal quale scaturiscono le Idee; il contesto storico;
  2. L'ordine focale nel quale si elaborano i Progetti: il processo sociale;
  3. L'ordine generatore nel quale si attuano i Progetti secondo le Idee: il generatore di forze.

Nel primo ordine operano le follie e gli eventi esterni, anche quelli provocati dall'uomo, che non sono sotto il dominio della Fede, nel secondo, opera la dinamica residui -> derivazioni di sotto il dominio dei Convincimenti infine, nel terzo ordine, figurano le derivate ovvero il prodotto del processo sociale che, a sua volta è generante del contesto storico sotto il dominio della Razionalità scientifica .

Nel separare il modo di trattare i fenomeni che interessano l'uomo, si compie l'assunto che mi ero imposto sin da quando mi accingevo a scrivere le prime pagine del sito e che avevo trasfuso nella prefazione:

  • L'ordine generante (1) è compreso nel trascendente ed è illuminato dalle correnti filosofiche e teologiche più consone ad inquadrare gli eventi imprevedibili e destabilizzanti di interesse antropologico;
  • L'ordine focale (2) e l'ordine generatore (3) sono considerati nell' immanente sotto lo sguardo dell'evolversi delle tecnologie applicative e delle scienze in genere con particolare riferimento alla psicologia, alla sociologia e all'economia.

Considerando che, in un modello sociale, gli ordini manifestano la loro dinamica secondo una logica di complesse interdipendenze in cui quasi sempre i gradi di libertà si mutano in vincoli e viceversa, continuare ad immaginare che la complessa natura umana possa essere regolata da leggi meccanicistiche equivale a voler ricostituire società rette da un dominio tirannico.

Gli uomini hanno sempre vinto quando hanno teso le loro decisioni controllando i propri residui nell'ambito della Classe II - Generi IVa e IVb . Il generatore di forze (Gf) gode quindi della massima efficienza quando si ha la certezza sperimentale che ogni azione compiuta dia sempre il risultato sperato.

Questa certezza esiste solo in fisica e, per quanto il progresso scientifico giunga a risultati sempre più validi, l'area di incertezze aumenta in misura più che proporzionale per l'accrescersi della potenzialità dei comportamenti umani e ciò comporta il rischio di affrontare la conseguenza di errori sempre più gravi.

Giasone con gli Argonauti, i viaggi di Colombo, i viaggi spaziali! Nulla ferma il pioniere: l'umanità segue, si adegua e s'ingegna per controllare i residui! Pochi sono gli Argonauti, i Colombo e gli esploratori dell'ignoto, ma l'umanità ha sempre seguito i Pionieri e con loro è sempre stata vincente sul miglioramento della qualità della vita!

°°°

Concludo col chiedermi quale sarà il nostro futuro? Potremo disporre di una classe dirigente che consideri la nostra libertà in un contesto più vasto di quello del suo confinamento nel binomio miope e ristretto dei diritti e dei doveri e si impegni, per portarci a vivere con più serenità, a considerare un maggior numero di variabili nell'indirizzare la reattività sociale verso la coesione ispirando il compimento di azioni più virtuose?

 
Roma, 31 dicembre 2007

 


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